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EXT – L’economia della Campania e il ruolo della Banca di Credito Popolare.

Felice delle Femine, Direttore Generale BCP

Nell’intervista di oggi (in versione integrale – tra gli episodi del podcast è presente la versione ridotta con i punti salienti) avremo il piacere di ascoltare Felice Delle Femine, il direttore generale della Banca di Credito Popolare.

Banca di Credito Popolare è un istituto di credito nato nel 1888 a Torre Del Greco; oggi è una società cooperativa per azioni.

Il nostro ospite ha una brillante carriera alle spalle ed è direttore generale dal 2017.
Il suo lavoro consiste nel dirigere l’ istituto tenendo presente i rischi e le strategie all’interno del sistema sia nella sede centrale che nelle 62 filiali, il tutto caratterizzato da una profonda conoscenza del mercato e territorio campano dove la Banca di Credito Popolare opera da oltre 130 anni.

Nel corso dell’intervista ci verrà illustrata l’importanza del tema dell’empatia nei confronti dei clienti attraverso il valore professionale. Non mancheranno riferimenti agli ultimi sviluppi tecnologici utili a facilitare le operazioni bancarie oltre che a rafforzare il rapporto e il servizio per il territorio.

Presenti come di consueto anche i consigli ai giovani che vogliono intraprendere una carriera all’interno del settore bancario e i famosi bullet point finali, in un’intervista da non perdere.

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06:11

Benvenuto Felice e grazie per la tua partecipazione. Per cominciare, come stai vivendo questi giorni ancora particolari e su cosa stai lavorando in queste settimane? Sì, un saluto a tutti, grazie Vincenzo, grazie per l’opportunità. Sono giorni molto intensi perché ovviamente siamo alle prese con gli adempimenti semestrali che ci stanno.

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impegnando oltre modo ma soprattutto con un’altra serie di attività fondamentali perché ci preoccupiamo prima già di organizzare la ripartenza di settembre; quindi, devo dire che tutti i giorni sono molto ma molto lunghi ed impegnativi. Quindi non vi siete annoiati in queste settimane, ecco felice.

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Assolutamente no, quindi riprenderemo alcuni argomenti, immagino, dopo, però veniamo da un anno e mezzo molto intenso e quindi che prosegue anche in questi giorni e ci impegna notevolmente.

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Infatti, partirei proprio da qui felice perché ecco si è concluso un 2020 con una crisi economica parallela a quella sanitaria senza precedenti e mi chiedevo come è stato vissuto per le imprese del tuo territorio e per la tua banca. E metterei in evidenza sicuramente penso due valori che hanno un po’ caratterizzato il nostro modo di essere, i comportamenti.

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un po’ di tutti, io voglio subito sottolineare l’elevato senso di responsabilità nella gestione soprattutto dell’emergenza sanitaria ed il pensiero mi sembra opportuno a tutti coloro che hanno dovuto subire conseguenze anche drammatiche appunto relative alla pandemia. Aggiungo quindi poi la capacità di reazione anche in termini di flessibilità organizzativa

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che ha connotato il modello sia della banca ma anche quello delle imprese. Insomma, vorrei partire proprio da queste ultime ovviamente le dimensioni più piccole si sono immediatamente adattati al nuovo contesto e questo lo abbiamo onestamente visto anche nelle altre precedenti crisi molto diverse ovviamente tra di loro, però la dimensione medio piccola

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ha una capacità di adattamento più veloce, la dimensione di impresa è un po’ più grande, indubbiamente ha dovuto rivedere i propri modelli organizzativi e quindi essere in grado poi di creare quelle condizioni per meglio rispondere anche al mutato mercato. Grazie Felice, cosa distingue la tua area geografica dal resto dell’Italia? È una domanda interessante nel senso che è facile rispondere che questa è un’area geografica

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che esprime un valore culturale, artistico oltre che paesaggistico e quindi insomma sono fortunato a vivere in questa regione, ma che di contro denota anche degli ambiti sociali che meritano particolare attenzione e in questo caso io mi riferisco principalmente a quella che è la questione giovanile, che è un tema che secondo me è molto attuale. Se la prendo sotto il profilo…

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imprenditoriale, insomma qui c’è presenza di filiere importanti, di filiere che hanno nel tempo sviluppato una vocazione all’internazionalizzazione all’innovazione e che non onestamente evidenziano particolari differenze rispetto al resto d’Italia. E riguardo la banca, come si differenzia dalle altre banche italiane e se ci puoi raccontare la sua storia?

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È una banca che ha veramente una storia importante. È passata attraverso crescita dimensionale per linee interne, ma anche attraverso piccole forme di aggregazioni che ha realizzato negli anni. Quindi forte poi di un iniziale radicamento anche in termini di base sociale, parlo proprio di Torre del Greco, dove è ubicata oggi la sede.

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della banca è sempre più diventata un punto di riferimento per il territorio regionale, anzi oserei dire interregionale visto che abbiamo delle presenze anche nel Basso Lazio. La BCP ha accettato una sfida.

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risulterò presuntuoso, ma la realtà dei fatti, di dover competere oramai con tutto il sistema bancario. Prima le competizioni erano più per dimensione, oggi la competizione riguarda ovviamente tutto il mondo delle banche e quindi devi essere in grado e consapevole che il mercato competitivo è quello. E come hai trovato la banca al tuo arrivo e quali sono stati i tuoi primi interventi?

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La banca, è giusto dirlo, necessitava di un impegnativo, poi turn around che è stato proprio avviato con immediatezza perché bisognava ovviamente migliorare alcuni posizionamenti e soprattutto bisognava avviare una vera e propria inversione di trend di alcuni andamenti gestionali e contemporaneamente rilanciare tutte le attività.

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Rivedendo anche gli aspetti organizzativi e quindi una maggiore semplificazione dei processi, il primo obiettivo era quello proprio di assicurare la migrazione ad un nuovo out source. Il turnaround era basato su tre pilastri che risultano di per sé esplicativi. Quindi il primo era proprio la generazione di valore. Il secondo pilastro, attraverso una rivisitazione…

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completa, quindi un asset quality review era proprio quella relativa al posizionamento del mondo credit e il terzo pilastro era quello relativo alla revisione del modello organizzativo. Sono stati realizzati in tre anni 50 punti a supporto dei tre obiettivi, punti importanti, ma non perdo di vista quello che, secondo me, assume altrettanta dignità.

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di pilastro, cioè quella di assicurare un adeguato change management. E Felice, alla luce della ristrutturazione di cui hai parlato, quale è oggi il valore aggiunto per i vostri clienti rispetto ai concorrenti? Guarda, io penso che questa banca abbia di suo sempre sviluppato una capacità di ascolto, come dire, un’empatia nei confronti dei clienti. Ora il tema è utilizzare questa empatia.

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attraverso valore professionale, perché devo dire che ho trovato tanto valore professionale all’interno di questa banca, proprio perché deve essere utile a intercettare i bisogni della clientela, ma quello che poi ho introdotto sono stati i modelli di specializzazione.

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Dobbiamo cercare sempre di andare più incontro. La differenza è proprio questa in termini per esempio di tempi di risposta che è uno dei temi secondo me che non vuol dire ovviamente dire sempre sì, ma assicurare dei tempi di risposta veloci adeguati e quindi dare un’importanza fondamentale al processo decisionale. E quindi quando parlavi dell’empatia verso i clienti

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credi che la banca abbia un approccio un po’ più qualitativo che quantitativo sui numeri, gli algoritmi? Nei precedenti episodi abbiamo visto un po’ il limite degli algoritmi, soprattutto nel valutare il potenziale di una persona, specie magari una persona che ha fallito in passato ma che in Italia, rispetto a pesi più evoluti, è completamente tagliato fuori quando magari si può recuperare un errore ecco.

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Mi chiedo una banca del territorio come la vostra, è in grado di capire meglio il potenziale umano di un progetto oppure anche nel vostro caso, insomma, i numeri giocano la parte del leone? Ovviamente la tecnologia per me ha un valore, quindi insomma, do più risposte quindi mi scuserai se poi salto da un punto all’altro. Per me l’innovazione e la digitalizzazione ha…

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un valore enorme sotto il profilo del transazionale, rispetto a quelle che sono le esigenze di digitalizzazione la banca ha recuperato in questi tre anni dei gap che ovviamente erano evidenti sotto il profilo del transazionale, quindi digital banking, utilizzo di sistemi di pagamento digitalizzati, grande attenzione alla monetica e il rafforzamento sotto questo punto di vista.

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quindi abbiamo fatto dei passi in avanti notevoli e in questo, secondo me, quindi il CRM è un algoritmo certamente ci aiuta anche nel comprendere meglio i bisogni però c’è la componente umana. Allora insomma io vengo forse da una cultura vecchia, la cito, del credo in italiano dove insomma c’era cultura creditizia spiccata e c’era un orientamento ovviamente al capitale umano inteso nel

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insomma, proprio allargato del termine, quindi una banca si fonda sul capitale umano secondo me. Credi che la figura del direttore di filiale, che insomma nei tempi passati era una persona di riferimento che poteva avere anche un certo potere discrezionale, oggi è venuta un po’ meno? Credi che sia un punto a favore?

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la centralizzazione delle decisioni oppure credi che la figura del direttore forse manca un po’ rispetto ai tempi passati, anche il suo potere decisionale? E’ una figura che io un po’ di anni fa, non dico quanti, ho ricoperto ed era un ruolo a tutto tondo, mi ricordo che si partiva, io venivo dalla banca unica, quindi…

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Iniziavi la giornata con la gestione del piccolo problema per poi arrivare al rapporto con la multinazionale presente sul territorio; quindi, devo dire che era una grande occasione anche di crescita professionale per quella figura del direttore di filiale.

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Oggi il direttore di filiale, secondo me, ha ancora un ruolo importante, perché se lo interpreta ovviamente come auspicio di tutti nella maniera giusta è proprio il collante tra il mercato, ovviamente, e il centro decisionale.

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Grazie Felice, ti chiederei uno sguardo sul futuro perché tra fintech, quindi anche le piattaforme non bancarie che però svolgono attività bancaria nei fatti con i crediti e finanziamenti, oppure anche le aggregazioni bancarie, nelle precedenti interviste anche con l’Abbey abbiamo visto che il numero delle banche si è ridotto da un migliaio a 100, quindi si è ridotto del 90%. Quindi all’interno di questi trend, qual è il futuro a tuo parere

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ritorno alla componente umana, la chiave di svolta del futuro delle banche territoriali? Beh c’è qualche previsione che dice che fra qualche anno non esisteranno più le filiali. Insomma, sono previsioni che si leggono sempre con grande attenzione però devo anche dire che secondo me per i concetti che non ripeto ovviamente per proprietà di sintesi ma che ho sviluppato in precedenza…

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secondo me sono un po’ troppo anticipati, in questo momento io penso che ci sia ancora bisogno di fisicità; quindi, è il ritorno a quei valori, è un’altra domanda importante, però qui ci aggiungerei due valori in più, che sono la reputazione e la fiducia, le banche si reggono molto per reputazione e fiducia.

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che non so se un algoritmo la può creare o non la può creare. Reputazione e fiducia si conquista con i comportamenti coerenti, con la capacità professionale di stare sul mercato, di far crescere in maniera sana i territori, insomma. Quindi riguarda una serie di aspetti anche comportamentali che un algoritmo non so fino a che punto riesca a valutare.

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E poi anche nella valutazione creditizia c’è un tema che riguarda sempre… Se deleghiamo tutto all’algoritmo, insomma, è un altro discorso, ma se l’algoritmo deve contribuire la componente, lo dicevo anche questo prima, umana, secondo me assicura certamente una maggiore anche risposta qualitativa, non solo, ovviamente, quantitativa.

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Quindi fatta questa doverosa premessa, io penso che ci sia anche un problema appunto di regole, c’è le fintech con le quali anche io sto sviluppando rapporti di lavoro e quindi per esempio ne cito uno, ne approfitto per dire che nell’ambito della PA, dove per esempio la banca di credito,

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quindi pubblica amministrazione. La banca di credito popolare ha un ruolo importante gestendo numerose tesorerie, ha sviluppato attraverso una piattaforma fintech un progetto da 200 milioni di euro che sarà utilizzato per smobilizzare crediti della pubblica amministrazione e quindi sostenere le imprese. Che poi Felice non so se siete d’accordo che comunque

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l’economia è ciclica anche riguardo lo sviluppo tecnologico, quindi a un certo punto è

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ragionevole presumere un eccesso di digitalizzazione che comporterà un ritorno a valori più prettamente umani di valutazione anche di relazione. Non possiamo dire che webinar sostituiscano gli eventi fisici e allo stesso modo insomma tante attività non possono probabilmente essere al 100% completamente online oppure lo possono essere per un periodo fino a quando non torna all’esigenza di un maggiore rapporto umano e quindi insomma una maggiore personalizzazione

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io la vedo così. Condivido molto il tuo pensiero e se posso te lo supporto pure perché per esempio mi arriva da imprese anche di un certo standing piuttosto che fino a ieri seguivamo con i webinar

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visto i problemi, piuttosto che attività legate al mondo della consulenza c’è una richiesta di fisicità e quindi esiste. Quindi io pure sono molto convinto che alcuni comportamenti socioeconomici sono cambiati, questo è per me anche un bel passo in avanti verso una logica un po’ anche di innovazione.

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ma non si potrà sostituire la relazione umana esclusivamente con la tecnologia. Ci sono degli ambiti troppo specifici, non ritorno sugli argomenti, non voglio tediare nessuno, però ci sono degli ambiti molto specifici che meritano relazione. Quindi io sono molto d’accordo con te, forse esaurirà una spinta

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alla tecnologia che in questo momento oggi più che mai meriterebbe una particolare attenzione in termini proprio di cybersecurity, più che di spinta alla nuova innovazione tecnologica. Forse fermarsi un attimo e blindarsi meglio sarebbe un’opportunità per tutti gli avanzamenti tecnologici in cui credo ma…

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che vanno poi sempre più canalizzati su quelli che sono i veri comportamenti e i veri bisogni di un mercato. Felice, riguardo le figure professionali, quindi le risorse umane, quali credi siano le più richieste dalla banca del territorio oggi? E poi soprattutto sono disponibili o sono difficili da trovare? Allora, talenti sicuramente. Io penso che oggi si debba lavorare sui giovani, ovviamente ben scolarizzati, che

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evidenziano un potenziale molto orientato al change management perché dobbiamo uscire, bisogna avere una propensione al cambiamento molto forte e avere una spiccata vocazione al cliente, se ti posso raffigurare il talento giovanile. Se parliamo di specializzazione, stiamo parlando forse di background già formati.

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e questo è un po’ più difficile da trovare; quindi, il potenziale lo puoi trovare e quindi valutarlo un po’ con l’ottica che ho descritto prima, quindi ovviamente propensione alla digitalizzazione, ma il professional si fa un po’ più fatica

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a trovarlo, questo devo dire. Parlo dell’area geografica e questo è un ambito che riguarda molto anche il tessuto imprenditoriale, nel confronto anche con imprenditori di elevato standig si fa proprio fatica anche perché io pongo quella questione giovanile che ho posto all’inizio del nostro podcast, i migliori giovani normalmente scolarizzati emigrano.

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Il tema vero è che un po’ il sud si sta impoverendo e quindi BCP farà e vorrà fare la sua parte proprio per trattenere questi giovani e impoverire così quest’area geografica le ricerche lo dicono ovviamente, non lo dico io, vorrà dire impatti significativi in termini di PIL prospettico.

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Quindi bisogna fare in modo che ci sia un orientamento ai giovani, al capitale umano, cercando di trattenere il più possibile. E noi in questo sosteniamo anche tante attività del territorio, proprio che creano specializzazione, formazione, master, proprio per poter poi guardare a quei talenti, a quei potenziali, che poi se sono sostenuti anche da competenze specifiche sono più che ben accetti

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per la banca di credito popolare. Ma Felice abbiamo parlato di tanti punti a favore del territorio e anche del supporto della banca, ma ci racconti come si vive in Campania? Una meraviglia, si vive benissimo devo dire, non è una difesa di ufficio, si vive proprio bene. Aggiungo anche l’enogastronomia, si fa apprezzare, quindi c’è uno sviluppo in tal senso molto importante.

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Si vive bene, devi sapere in qualche modo anche accettare un po’ di contraddizioni che ci sono e sono evidenti, però bisogna forse anche parlare un po’ di più degli aspetti positivi piuttosto che di quelli negativi, la comunicazione tende sempre un po’ ad enfatizzare il negativo.

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ma dei punti di forza ci sono e quando parlo di aspetti positivi mi riferisco a quelli culturali, una regione che esprime storica cultura, quindi filosofi e quant’altro, è una regione che ha una storia, una lunga tradizione, non parlo del turismo perché sarei scontato in tutto questo, parlo anche degli insegnamenti industriali che sono

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certamente di tutto rispetto, forse bisogna migliorare gli aspetti burocratici che a volte sono un po’ meno efficienti, ecco questo mi sento di dirlo. Però è una regione che, se si conosce, si apprezza sicuramente tanto ed è una regione che ha un potenziale e di questo me sono convinto e per questo sono qui

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ad impegnarmi sono convinto che c’è ancora un potenziale in espresso rispetto al quale in una ottica di paese più, insomma di sviluppo più integrato, la regione Campania è quella che poi nello scenario del sud Italia ovviamente ha il peso specifico maggiore, insomma, quindi è quella che determina anche degli orientamenti e degli andamenti che possono essere in un senso o nell’altro significativi.

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Felice, a tuo parere qual è la chiave per mettere a frutto questo potenziale? Beh, sicuramente ci vuole un po’ parlo prima dell’interno, ci vuole da un lato più coesione; quindi, gli attori del territorio devono sviluppare una maggiore capacità di coesione e quindi sviluppare, avere un atteggiamento un po’.

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che metta al primo posto lo sviluppo del territorio. Poi, onestamente, ci vuole una politica anche nazionale che preveda, ovviamente, degli investimenti.

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integrati con il resto del Paese, non come questioni a parte, ma proprio in un’ottica di sviluppo integrato del Paese ed è una regione che ha infrastrutture che funzionano e che quindi, basta guardare i porti campani, funzionano, ma da metterli in rete è già stato un bel successo, mettere in rete gli interporti piuttosto che si deve creare, allargo adesso a tutto il sud,

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una maggiore infrastruttura e quindi parlo della alta velocità, alta capacità che dirsi voglia, collegare Adriatico e Tirreno dovrebbe essere la prima cosa da fare per sviluppare le logiche, mettere in rete gli interporti, ma anche lì il progetto è avanzato e andare verso il sud, poi il sud di questo paese penso che rappresenti pure il ponte ideale per paesi del Nord Africa.

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che è un’altra area forse prospetticamente di sviluppo, quindi maggiore logica di investimenti sia privati ma soprattutto pubblici e questo potrebbe con…

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valorizzazione del capitale umano. Insomma, mi occupo di altro, non mi permetto di dare indicazioni a chi ne sa più di me assolutamente, però io penso che su questi due valori si potrebbe costruire e fare emergere quel potenziale in espresso che invece secondo me esiste. E dunque Felice, il nostro format prevede 2-3 messaggi bullet point, se hai piacere

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di trasmettere ai nostri ascoltatori qualcosa che vorresti che rimanga in presso nella loro memoria? Io dico che qualche bullet point ce l’ho, sicuramente l’importanza della crescita sotto ogni profilo. Quindi parlo di crescita economica, crescita aziendale, crescita personale e quindi mi metto sempre in discussione. Una logica certamente di knowledge, bisogna sempre

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sviluppare conoscenze, curiosità, essere continuamente curiosi perché senza quella curiosità è difficile sviluppare le necessarie conoscenze e sviluppare sempre di più un’automotivazione. Parlo proprio di automotivazione volutamente. La motivazione è giusta che

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arrivi sempre da qualcun altro, ma bisogna possedere automotivazione che vuol dire passione per quello che si fa e vuol dire ovviamente mettersi in discussione ogni giorno. Grazie Felice, credo anche che un incentivo nella direzione dei preziosi insegnamenti che ci hai dato sia anche la logica dei buoni esempi, quindi insomma io mi auguro che ne vedremo sempre di più, sempre di più al sud.

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Siamo quindi giunti ai ringraziamenti e ai saluti di chiusura, lo facciamo in tre modi. Il primo è ringraziando tutti coloro che ci hanno ascoltato, ricordiamo…

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che possono sempre interagire con noi inviando una mail a segreteria@insidefinance.it.
Se avete delle domande, delle proposte, delle richieste allo staff di Felice noi inoltreremo la vostra e-mail e Felice noi garantiamo sempre solo la lettura e non necessariamente la risposta perché sarà in funzione delle priorità e dell’interesse del tema al momento. Il secondo ringraziamento va a tutti coloro che hanno reso possibile questa intervista,

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Il terzo ringraziamento va a te, caro Felice, per averci raccontato una storia così particolare sull’importanza della banca territoriale per la Campania e ci hai fatto anche fare un viaggio nelle tue splendide terre e nelle sue particolarità e anche per farci capire il potenziale che ci auguriamo sarà espresso a breve anche grazie a tutti gli insegnamenti che ci hai potuto dare e anche agli spunti di riflessione che sono emersi nel corso di questa intervista.

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