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EXT – Francesca MARIOTTI, Direttore Generale Confindustria.

Commenti alle Considerazioni Finali del Governatore Visco

Nell’intervista di oggi (in versione integrale – tra gli episodi del podcast è presente la versione ridotta con i tratti salienti)  avremo il piacere di ascoltare Francesca Mariotti, Direttore Generale di Confindustria.

A capo della massima associazione di rappresentanza del panorama dell’imprenditoria italiana, Francesca Mariotti commenterà le Considerazioni Finali della Relazione rilasciata dal Governatore di Banca d’Italia fornendo numerosi spunti di riflessione. Inoltre, ci spiegherà come Confindustria intende guidare le imprese fuori dalla crisi economica creata dalla pandemia e quali sono gli strumenti fiscali che possono fornire un aiuto concreto all’economia reale.

Commenteremo in maniera molto approfondita non solo i passaggi delle Considerazioni Finali del Governatore, ma anche tematiche come il no-profit e l’evoluzione tecnologica, fino a concludere con i canonici bullet point e i consigli per i giovani un’intervista da non perdere.

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Buongiorno agli ascoltatori e benvenuti al podcast Inside Finance. Sono Laura Buono e ho il piacere di introdurre l’episodio di oggi, il terzo della serie dedicata ai commenti alle considerazioni finali del governatore Visco, con l’intervista a Francesca Mariotti, direttore generale di Confindustria. Laure in Giurisprudenza, manager, avvocato e revisore legale, è entrata a far parte di Confindustria nel 2007 dopo varie esperienze lavorative nel ramo fiscale contabile.

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Nel 2014 è divenuta direttore dell’area politiche fiscali e nel 2020 è stata nominata direttore generale della principale Confederazione industriale italiana sotto la presidenza di Carlo Bonomi. Nel corso degli anni ha perfezionato la sua preparazione frequentando la S.D.A. Bocconi School of Management, la Scuola Superiore dell’Economia e delle Finanze Ezio Vanoni e numerosi altri corsi di formazione tecnica e managgediale.

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Oltre al ruolo in confindustria, ad oggi ricopre vari incarichi in istituzioni pubbliche e private, tra cui CONSOB, OIC, i fondi FASI e PREVINDAI, IWS SPA, la fondazione MAI.

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tra importanti esperienze di amministrazione di società quotate e non. Dal 2018 al 2021 ha fatto parte del CDA di media 7spa, dell’organismo di vigilanza dell’enciclopedia Treccani, del collegio sindacale di società del gruppo General Electric Healthcare, eccetera. Autrice di articoli e monografie in materia fiscale è stata impegnata anche sul fronte della formazione, con ruoli nei comitati scientifici e advisory board.

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nel Master in Fiscalità Immobiliare dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza e quello in diritto tributario, contabilità e pianificazione fiscale della LUISS Business School. È parte della Women Corporate Directors Foundation, la più grande organizzazione e comunità globale di donne con ruoli in consigli di amministrazione e di NED Community, associazione italiana degli amministratori non esecutivi e indipendenti.

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Riguardo Confindustria, nonostante non abbia bisogno di presentazioni, è la principale associazione di rappresentanza delle imprese manifatturiere e di servizi in Italia, con oltre 150.000 imprese volontariamente aderenti, di dimensione piccole, medie e grandi, per un totale di oltre 5 milioni di addetti. La mission dell’associazione è favorire l’affermazione dell’impresa quale motore della crescita economica, sociale e civile del Paese.

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In questo senso, Confindustria definisce percorsi comuni e condivide, nel rispetto degli ambiti di autonomia e influenza, obiettivi e iniziative con il mondo dell’economia e della finanza, delle istituzioni nazionali, europee e internazionali, della PIA, delle parti sociali, della cultura e della ricerca, della scienza e della tecnologia, della politica, dell’informazione e della società civile.

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Il valore aggiunto di Confindustria è la sua rete, che si dirama dalla sede centrale di Roma alla delegazione di Brussel, punto di riferimento per l’intero sistema Italia presso l’Unione Europea, alle 225 organizzazioni associate presenti sul territorio e nei settori. Grazie all’esperienza di inte associativa, Confindustria ha ampliato la sua rete all’estero con la nascita di grandi associazioni di rappresentanza delle imprese italiane, quali…

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Confindustria Safrica e Mediterraneo, Confindustria Est Europa, che riunisce le rappresentanze in Albania, Bosnia e Erzigovin, Bulgaria, Romania, Serbia e Bielorussia e Confindustria Russia. Francesca Mariotti è intervistata da Vincenzo Marzetti, fondatore del podcast Inside Finance e del marchio di conferenze econ Zero in Sharing Knowledge.

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Chief Business Officer di Iason, società di consulenza e risk management finanziario, consigliere del Canova Club Roma e coordinatore del format Breakfast and Finance Roma. Buon ascolto!

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Benvenuta quindi a Francesca Mariotti e grazie per la tua partecipazione. Per cominciare Francesca, come stai in questo periodo, direi ancora particolare, e su cosa stai lavorando in questi giorni?

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Buon pomeriggio a tutti, sto bene, mi fa molto piacere essere qui con voi. Stiamo lavorando su tanti fronti, da quello nazionale sui diversi provvedimenti normativi, DL Sostegni BIS è in Parlamento in sede di conversione, quindi abbiamo lavorato un po’ nel suggerire.

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una serie di proposte emendative che possano migliorare il testo. Abbiamo lavorato e stiamo continuando a lavorare anche sul nuovo decreto cosiddetti semplificazione governance, proprio ieri c’è stata un’audizione di Confindustria dove abbiamo espresso la nostra posizione, un giudizio sostanzialmente positivo, certamente tutto può essere migliorabile anche qui, non sono mancate le nostre proposte di miglioramento.

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nostri suggerimenti, però si intravede sicuramente una strada di mantenimento di un tempo promesso e questo è un aspetto molto positivo perché dà sicuramente credibilità anche all’azione di governo e quindi all’intero Paese e questo è sicuramente utile. Sul piano internazionale ci sono diversi fronti, direttiva su…

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ma anche sistema di emission trading, quindi diverse diverse attività. Il piano nazionale di rivelese e resilienza è un piano che ovviamente ha bisogno di essere monitorato e seguito e Confindustria è assolutamente in prima linea in questo a servizio delle imprese ma anche a servizio del Paese ovviamente. Grazie Francesca, diciamo che

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come hai detto tu è sempre tutto migliorabile ma intravedo insomma un certo entusiasmo, sembra che hai fatto dei lavori in corso e soprattutto insomma di una molle così importante.

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è il nostro servizio, il servizio per l’industria italiana, ma l’industria italiana anche intesa come patrimonio dell’Italia, io credo che questo debba essere sempre più rimarcato. L’Italia è un grande paese ed è un grande paese anche grazie al suo ceto produttivo.

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e questo è una spina dorsale del nostro sistema che va tutelato, va difeso, ovviamente va seguito anche nelle evoluzioni che sono in corso perché la competizione anche globale è sempre una competizione ferrea, ferma e creare delle condizioni di contesto utili, buone, affinché questo ceto produttivo tutto.

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possa operare, continuando a generare una ricchezza diffusa, io credo che sia e debba essere un po’ un’attività a servizio del Paese. Quindi tanto lavoro è vero, è un impegno importante, ma anche un impegno molto costruttivo e quindi questo sicuramente alimenta, alimenta ad ore di energie, delle energie necessarie che servono anche per…

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sopportare, diciamo anche la verità, la fatica di un impegno comunque oneroso, ma molto molto bello. Che bel messaggio Francesca, ne abbiamo tutti un gran bisogno perché insomma abbiamo passato un periodo importante, siamo ancora in via di definizione e sicuramente avremo tante sfide importanti che poi vengono anche ben riepilogate nelle consigliazioni finali del governatore che è proprio l’oggetto della nostra…

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chiacchierata. Prima di questo però volevo chiederti come ritieni sia evoluta l’attività di Confindustria negli anni?

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Ma è evoluta molto negli ultimi anni, negli ultimi decenni ed è evoluta in concomitanza e anche in parallelo all’evoluzione economica e sociale del nostro paese. Quindi solo per fare qualche esempio, Confindustria si è sempre più internazionalizzata, ad esempio, negli ultimi anni, europeizzata, passatemi questa battuta, insomma la vocazione europeista

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c’è sempre stata, negli ultimi anni, sicuramente è stata molto rafforzata. Noi diciamo sempre che confiindusse a livello nazionale a due sedi, Roma e Brussel, ma come sistema è un sistema che si è internazionalizzato molto, perché l’industria italiana si è fortemente internazionalizzata. Questo è stato forse un processo che ha avuto delle forti spinte di accelerazione.

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negli ultimi, ma forse 15 anni e quindi conseguentemente Confindustria ha cercato di dare risposte anche organizzative da questo punto di vista. Francesca considera che nei precedenti episodi del podcast principalmente sono due i temi che costantemente emergono. Il primo una necessità proprio culturale per lo sviluppo del paese e il secondo l’importanza sempre crescente della componente tecnologica.

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Quindi ti volevo chiedere, c’è un’evoluzione tecnologica anche in confindustria? Beh, questo sì, assolutamente sì.

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perché la tecnologia è sicuramente per definizione veramente lo strumento con cui miglioriamo le nostre capacità, superiamo anche i nostri limiti e miglioriamo anche le nostre performance lavorative. E fortunatamente, diciamo che non solo da un punto di vista di policy, ovviamente Confindustria non può che credere fermamente nel valore della ricerca, dell’innovazione, dell’avanzamento tecnologico, nella digitalizzazione,

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perché sono tutti fattori abilitanti anche per un futuro migliore, sono sicuramente fattori le soluzioni che insomma, come dire, le nostre industrie, le imprese associate adottano oramai quotidianamente e che quindi anche proponiamo al Paese, ma le utilizziamo anche al nostro interno. E già prima della pandemia avevamo avviato dei piani di formazione del personale

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al consolidamento della competenze digitali e questo è stato anche come dire…

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per certi aspetti anche il lockdown, il primo lockdown non ci ha trovato del tutto sguarniti, tant’è che siamo riusciti a gestire grazie veramente anche a strumenti informatici di cui eravamo tutti dotati, quindi siamo stati nel primo lockdown tutti a casa, ma siamo riusciti a gestire assolutamente il lavoro, le tante stanze, le tante richieste, il mondo

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ci ponevano, anche tutte le stanze, voglio dire il lavoro che è stato fatto con il governo, con il Parlamento, che è stato molto impegnativo e a ritmi assolutamente frenetici e se non avessimo avuto competenze e strumenti per poter lavorare da remoto dall’oggi al domani, non ci saremmo sicuramente riusciti. Quindi questo è sicuramente un aspetto che stiamo

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migliorando su che stiamo ulteriormente lavorando, perché nonostante tutti abbiamo bisogno di ritrovarci e di rivederci, di avere una maggiore fisicità e peraltro un’attività che si fonda sul pensiero.

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e sullo studio, sull’analisi, ha bisogno di un confronto anche di una maggiore socialità. Però è anche vero che quello che sarà new normal, come viene detto, porterà con sé anche il buono che la tecnologia, in maniera forse anche un po’ violenta, passatemi anche questo termine, c’è insegnato in questo lungo periodo di oltre un anno.

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Credo che le vere rivoluzioni siano spesso violente, perché è un’accelerazione veloce, magari di un percorso che sarebbe durato molto più a lungo. Quindi forse è uno dei pochi punti a favore di una situazione che comunque ha comportato grandi difficoltà. Hai citato le competenze, hai citato la formazione, che sono temi che affrontiamo spesso all’interno degli episodi precedenti, ma mi chiedo…

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Quali sono le competenze maggiormente richieste da Confindustria oggi in ambito risorzo umane e come a tuo parere si sono evolute nel tempo?

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Io credo che vi sia sempre la necessità di forti competenze specialistiche, io di questo ne sono profondamente convinta, ma competenze che siano dove la specializzazione sia abbinata comunque a delle competenze di carattere trasversale che qualsiasi specialista deve possedere. Sicuramente il tema delle competenze digitali è uno di questi, quindi sia che si sia esperti del lavoro, sia che si sia fiscalisti, sia che si sia esperti.

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di diritto societario, tutti dobbiamo avere comunque delle competenze digitali perché questo può facilitare il lavoro.

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o comunque ci dà una dimensione diversa. Quello come dicevo prima, le policy che riguardano le imprese e che noi portiamo avanti per le imprese cerchiamo ovviamente di portarle anche in qualche modo in confindustria. Quindi come in passato serve molta competenza tecnica, più del passato però servono anche delle competenze di natura trasversale. Il lavoro credo che in parte sia cambiato e lo è in una necessaria multidisciplinarità. Quindi

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che sia sempre più in squadra, come lo definiamo noi al nostro interno, interarea e che vede affrontare la stessa tematica da più persone che hanno punti di vista, perché hanno competenze diverse nello stesso momento. Se pensiamo al tema l’industria 4.0, se per te è

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siamo al temi della scienza della vita di cui ad esempio questa associazione si è occupata, ovviamente lo ha potuto fare e lo continua a fare grazie a competenze di diverse persone e competenze di tipo diverso insieme. Grazie Francesca, si parla spesso della fuga dei cervelli ma forse è comunque un fenomeno abbastanza limitato.

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che l’Italia non riesce ad assorbire quella forza lavoro altamente specializzata, ma mi chiedo dal vostro osservatorio, i lavoratori, il pubblico ha cognizione della necessità di avere competenze e c’è un’offerta formativa adeguata? Il tema delle competenze è un tema molto delicato perché oggettivamente l’industria privata fatica a trovare delle competenze adeguate per i lavori.

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attuali i lavori che servono, ma insomma a leggere di taluni concorsi anche nella pubblica amministrazione emerge anche un tema stranamente, forse per la prima volta, di non voglio essere troppo forte ma insomma di scarsa attrattività di lavori nella pubblica amministrazione o forse a fronte di una determinata domanda scarseggia un po’ una tipologia di offerta. Su questo noi stiamo lavorando tanto perché prima della competenza c’è una formazione,

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di istruzione e quindi orientare e adeguare anche i processi formativi, ma anche proprio di istruzione ai nuovi bisogni e qui c’è tutto il tema ovviamente relativo alla carenza ad esempio di laureati indiscibiline STEM, ma aggiungo anche, noi rileviamo una carenza anche di alcuni mestieri.

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per i quali in passato c’era una grande formazione da parte di istituti professionali e che oggi non ci sono più ma invece ritornano, perché c’è una necessità di recuperare quel bel ben fatto italiano e per questo voglio dire anche la grande azione che stiamo portando avanti.

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per il rafforzamento degli istituti tecnici, proprio per degli T.S. che sono fondamentalmente per quell’istruzione professionalizzante, quindi per riepilogare il processo delle competenze, un processo lungo che parte dalle istruzioni dei ragazzi.

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quindi veramente dalla declinazione delle scuole superiori, direi, per passare poi al livello superiore di formazione. Va guidato e va anche un po’ rinnovato. Per far questo occorre tanto, occorre programmi adeguati, formazione continua ovviamente della classe docente, ma direi anche luoghi dove svolgere questa formazione. Non è un caso che ad esempio

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abbiamo offerto dei progetti operativi, esecutivi, uno dei quali aveva proprio l’oggetto l’istruzione e la formazione e per l’istruzione abbiamo suggerito la creazione di Aulesteam, l’abbiamo chiamate perché non sono solamente le discipline tecnico-scientifiche ma anche le discipline artistiche, proprio perché gli ambienti di studio, così come gli ambienti di lavoro, facilitano determinate apprendimenti.

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Grazie Francesca, estremamente interessante, credo anche un grande ruolo lo abbiano in media nel diffondere informazioni, cultura econ e anche esempi di successo che possano ispirare i giovani alla pari di tante altre carriere che sono più blasonate ma magari di più difficile applicazione. Comunque siamo pronti per entrare nel vivo della discussione di oggi, quindi quali sono gli aspetti delle considerazioni finali?

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che ritieni più importanti, specialmente in un anno così particolare e se ne hai uno che gradici commentare. Un passaggio della relazione che riguarda l’incertezza sui tempi e sulla intensità delle riprese e la necessità rispetto a questa incertezza che ci auguriamo sia sempre più certa ovviamente sulle condizioni di finanziamento.

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quindi questo è sicuramente uno dei temi importanti e mi riferisco un po’ a quanto riportato nelle pagine 4 e 5 della relazione, quindi questo sicuramente è uno dei temi su cui nella relazione si è fatto molta attenzione, si è gettata molto luce, si è dato anche diversi suggerimenti. Hai fatto bene Francesca a citare le pagine perché anche io vorrei chiederti alcuni pareri, una di queste è a pagina 9 dove il passaggio che cito è il seguente.

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Le garanzie pubbliche sui nuovi prestiti, le moratorie sui debiti in essere e le più favorevole condizioni di finanziamento delle banche presso l’eurosistema hanno consentito di soddisfare il fabbisogno di liquidità delle imprese. L’aumento dei prestiti ha superato l’8%, a fronte di una contrazione del 2% negli anni della crisi finanziaria globale e del 7% in quelli della crisi dei debiti sovrani nell’area euro. A tuo parere quali sono?

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gli strumenti aggiuntivi che si potrebbero definire di supporto allo stesso scopo e che non sono stati ancora impiegati. Una premessa, sicuramente l’espansione debitoria da parte delle imprese è stata necessitata no, anche per garantire liquidità con una fortissima contrazione della domanda, le imprese avevano bisogno. Va anche detto che le imprese diversamente della crisi del 2008

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sono arrivate alla soglia di questa crisi sicuramente con una struttura patrimoniale più solida e soprattutto mi riferisco in particolare a un equilibrio tra fonti proprie e fonti di terza e comunque più solide. Resta però fermo che il peso del debito è aumentato moltissimo. Con il nostro Centro Studi abbiamo calcolato che se prima della pandemia occorrevano

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il debito che le imprese avevano, con l’aumento del debito, chiamiamo l’emergenziale, le imprese avranno bisogno di 5,4 anni di cash flow per ripagare il debito che hanno assunto, quindi più del doppio e questo è un dato che peraltro poi è stato…

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per altre vie confermato dalla stessa Banca d’Italia o da altri studi, ovviamente preoccupa molto perché può significare che restano pochi margini, poca disponibilità per poter effettuare gli investimenti nei prossimi anni.

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Quindi noi riteniamo che gli interventi che sono stati poi peraltro operati con l’ultimo decreto sostegni bis, e ne riferisco in particolare alle moratorie, così come all’allungamento dei tempi di restituzione dei finanziamenti, vadano nella giusta direzione. Devono però essere migliorate, quindi non tanto misure eccezionalmente nuove quanto miglioramenti importanti di questi interventi.

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Quindi questo è sicuramente un tema importante tanto sulle moratorie quanto sull’allungamento dei tempi di rimborso, su cui su quest’ultima misura sappiamo tutti che è condizionata da un’autorizzazione comunitaria, ci auguriamo che appunto la Commissione Europea faccia tutte le più attente valutazioni per poter ampliare i tempi oggi fissati in 6 anni.

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Quindi questo è assolutamente importante proprio per i motivi di cui dicevo prima e poi occorre anche una maggiore semplificazione nelle procedure, anche per le moratorie, così come ovviamente continuare in parte a concedere garanzie su finanziamenti che le imprese chiederanno, perché è vero per fortuna che si intravede un percorso di ripresa, si intravede anche a ritmi forse anche disperati, però è anche vero che resta un profilo di incertezza,

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in alcuni ambiti. Francesca hai citato principalmente il capitale di debito, mi è fatto venire in mente un passaggio della relazione a pagina 20 che riporto di seguito. Alla fine dello scorso anno le attività finanziarie delle famiglie affidate ad assicurazioni, fondi comuni e fondi pensione, erano complessivamente pari al 35% del totale a fronte del 41% nella media dell’area dell’euro.

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La quota di attività gestite, investite direttamente in titoli messi da imprese, era pari circa un quarto, contro una media pare a oltre la metà. Questo mi fa venire la domanda, non credi che si potrebbe incentivare ulteriormente il capitale di rischio nelle imprese? Quindi anche il dirottamento di maggiore risparmio sia delle famiglie che dei fondi pensione, non credi che tramite gli strumenti dedicati all’economia reale possano essere un supporto veramente adeguato? E mi chiedo se a tuo parere la normativa non potrebbe dare

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spinta nell’utilizzo degli investimenti, invece di disperderli nell’economia internazionale e nel dirottarle nelle imprese italiane.

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Per rispondere a questa domanda sicuramente occorre fare un ragionamento un po’ più ampio, un po’ più tondo, perché parte sicuramente da una serie di riforme e di iniziative realizzate almeno in dieci anni precedenti la pandemia e che ha sicuramente consentito alle imprese di avere la disponibilità di strumenti diversi rispetto in qualche modo al debito bancario,

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risorse da famiglie e investitori istituzionali e quindi anche per promuovere un percorso di evoluzione anche culturale da parte delle imprese, finalizzato un po’ all’apertura ai mercati. Questi anni e questi interventi, queste riforme hanno dato la possibilità, hanno consentito alle imprese di rafforzare la loro struttura finanziaria e anche di avvicinarle ovviamente ai mercati, però direi anche di più in cui si stava in qualche modo osservando

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proprio cambio di passo prima della pandemia, nell’approccio che le imprese avevano, soprattutto quelle di minori dimensioni verso canali di finanziamento alternativi a quello bancario. Quindi la pandemia ha avuto sicuramente un tratto dirompente su questo scenario e la grave crisi di libilità ha ovviamente imposto di correre al riparo con gli strumenti di cui abbiamo detto prima. E’ ora sicuramente essenziale appena…

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sarà ancora possibile perché credo che stiamo sicuramente scendo dalla fase più critica, ma non completamente, quindi appena sarà sicuramente possibile ma è bene iniziare l’affare da ora, è essenziale ritornare su questo percorso di riposizionamento della struttura finanziaria che ha guardato agli interventi di riforma degli ultimi dieci anni e quindi sono stati anche varati.

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tanti interventi, tante misure, anche un po’ grazie mi si è consentito di dirlo all’azione di proposta, di suggerimento che Confindustria ha fatto.

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e altri sicuramente interventi arriveranno anche in attuazione, in esecuzione del piano nazionale di ripresa e resilienza. In questo contesto sicuramente corre introdurre anche ulteriori misure che possano rafforzare ulteriormente il patrimonio e la capitalizzazione soprattutto delle imprese e poi vanno potenziate tutte quelle misure che mobilitano il risparmio

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domestico, in particolare PMI, Midcap, e quindi si deve fare di tutto.

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per continuare a favorire l’evoluzione della cultura finanziaria delle imprese che è finalizzata sicuramente all’acquisizione di nuove competenze, perché è un tema che sembra un po’ un tema soft, invece io credo che sia un tema comunque centrale non solo a Ancillare, perché bisogna ancora continuare a fare cultura finanziaria specie per piccole e medie imprese.

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Francesca mi fai venire in mente che ovviamente la chiave del successo dello sviluppo del Paese si dice da sempre che è quello di far crescere le PMI. Riporto un passaggio a pagina 11 della relazione che cita Nei servizi non finanziari le imprese con meno di 10 dipendenti impiegano quasi il 50% degli addetti, il doppio che in Francia e in Germania. Secondo te quali sono i fattori che influiscono questa asimmetria di dimensioni dalle aziende europee?

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piccole imprese con meno di 10 dipendenti che magari hanno un buon fatturato, una buona marginalità, non siano interessate a una maggiore complessità. Non ci poniamo mai il problema che magari alcune imprese non vogliono crescere perché è comodo non crescere e non dover gestire problemi maggiori. Un po’ filosofica.

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Assolutamente non è solo filosofica perché vi sono analisi, ne stessi ne abbiamo fatti, su l’evoluzione anche dimensionale delle imprese, però io credo che occorra comunque fare dei distinguo anche tra settori perché vi sono evoluzioni che hanno avuto quantomeno tempi diversi tra la manifattura e i servizi.

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La manifattura sicuramente ha avuto tassi di crescita di produttività importanti e parlo appunto di crescita di produttività innanzitutto, grazie veramente anche a programmi di investimento come Industria 4.0.

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l’industria 4.0 nel campo della manifattura ha portato maggiore produttività, ha portato anche maggiore occupazione questo va detto e sicuramente ha portato maggiore efficienza proprio per tutti i portati che l’industria 4.0 è in grado di generare anche nelle imprese più tradizionali. Nei servizi invece a fianco di alcune punte di innovazione esistono sicuramente

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appartiene prevalentemente al nostro perimetro, ma sicuramente c’è tutto un mondo dei servizi professionali.

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sicuramente si registrano delle maggiori difficoltà. Ora che cosa si può fare per affrontare il problema? Beh da tempo noi sollecitiamo, suggeriamo anche dei progetti di aggregazioni che siano appunto finalizzati alla crescita dimensionale delle imprese, perché una crescita dimensionale non per la dimensione di per sé, ma perché la dimensione porta anche ad una crescita funzionale

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produttive, anche perché sono maggiormente organizzate, la dimensione impone una maggiore organizzazione e quindi anche un maggiore efficientamento dei processi produttivi, ma anche amministrativi, gestionali in genere e quindi credo che questo sia sicuramente un tema importante.

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Dopodiché non possiamo certo permetterci di perdere Tukú tutte le imprese che fanno maggiore fatica a stare sul mercato, perché comunque il nostro potenziale produttivo complessivo ne soffrirebbe. E io non posso non dire che in dieci anni sono già sparite 32.000 aziende manufatturiere nel nostro Paese, è una cifra enorme. A queste 32.000 imprese che non ci sono più è vero anche che coloro che sono rimaste

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funzionale e quindi abbiamo assistito ad una vera e propria riallocazione produttiva e la capacità complessiva manufacturiera per certi aspetti si è bilanciata, 32 mila perdite ma una maggiore capacità anche di dimensione, maggiore capacità produttiva funzionale, quindi l’incentivo non può che essere quello della crescita e attraverso aggregazioni, fusioni, comunque crescita in ogni caso.

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Francesca, credi che le start up possano essere una delle soluzioni per riprendere un po’ di vitalità di nuove imprese o credi che sia preferibile invece che le imprese già esistenti crescano, si sviluppino e si aggreghino? Credo che entrambi

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I temi vadano di pari passo e anzi spesso notiamo come imprese tradizionali, maturi, assistenti, siano dei veri e propri incubatori anche di startup, perché la startup è imprese che ha bisogno di una culla spesso e volentieri, comunque di un accompagnamento e noi nel corso degli anni abbiamo dato vita a tanti progetti, in questo senso ne ricordo uno solo adotta una startup.

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che mirava e mira tuttora a dare quel organizzativo anche di capacità organizzativa che un’impresa più matura ha già vissuto e dà la possibilità anche di mettere a servizio di un’impresa più giovane, più acerba ma ricca di idee. Quindi le startup sono sicuramente un mondo molto affascinante, anche questo che va incentivato,

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di pensiero tecnico, anche il modo con cui si fa il pensiero.

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spesso le competenze tecnologiche, il frutto della ricerca, si avvicina al mondo dell’industria, sono spin-off di ricerca spesso e volentieri. Non sono solo questo però, perché le imprese tradizionali danno vita a delle nuove start-up, quindi è sicuramente un ecosistema imprenditoriale che va sostenuto anche proprio in un Paese ad una vocazione industriale così forte come è l’Italia,

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per vivo questa cultura industriale nel nostro Paese. Che bel messaggio, cara Francesca, mi ha molto colpito il progetto adotta a una start up che non conoscevo e trovo molto interessante per cogliere l’attenzione. Ritornando alla relazione, c’è un passaggio.

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che mi ha colpito, che è il seguente. Con l’attenuarsi dell’incertezza l’intervento pubblico dovrà divenire più selettivo, concentrandosi nei settori che sconteranno ancora difficoltà legate alla crisi sanitaria e cercando di evitare di sussidiare imprese chiaramente prive di prospettive.

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pur garantendo il sostegno a chi è in esso occupato. Questo mi fa venire in mente una domanda. Innanzitutto, come a tuo parere possono essere valutate tali assenze di prospettive? E in secondo luogo, non credi che ci siano dei settori nuovi, poco conosciuti o marginali che magari avrebbero necessità di maggiore attenzione? Anche questo è un set di domande concentrate in una domanda e non vorrei dilungarmi troppo.

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però anche qui qualche premessa di contesto di inquadramento. La pandemia è stato un forte acceleratore per tanti aspetti, ha accelerato anche però le dinamiche che è nato di nuova globalizzazione, soprattutto perché ha richiesto e ha riportato in luce il fatto che le imprese italiane debbano sicuramente posizionarsi nel contesto delle filiere europee, proprio perché è venuta una riorganizzazione globale delle produzioni.

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Questo è sicuramente in dubbio. Io credo però fermamente, come ho già detto in diversi momenti, che senza una visione chiara condivisa di tutti gli attori economici che ponga al centro di un progetto la produttività del sistema Italia e quindi anche le nostre aziende, le nostre imprese nell’ambito delle filiere europee, sicuramente coglieremo la minima parte di quelle che sono gli effetti.

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possibili di queste grandi transizioni green e grandi transizioni ovviamente tecnologiche ma anche geoeconomiche. Quindi l’attenzione deve andare sicuramente dalla produttività del sistema Italia, inserito nell’ambito delle filiere europee. Quindi in una logica di filiera e di specializzazione non ci sono comparti marginali, perché il venire meno di un componente può bloccare totalmente il prodotto finale e questo lo abbiamo visto

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la pandemia, lo abbiamo sperimentato e quindi ci sono certamente settori in cui possiamo e dobbiamo fare di più e ci stiamo anche muovendo. Penso ad esempio a tutto il mondo del digitale, penso al cloud computing e non posso non pensare a GaiaX o all’Automotive o al riciclo chimico nelle plastiche, quindi si tratta sicuramente di accompagnare le trasformazioni che stiamo vivendo e di coglierne le opportunità. Ma io sono certa che insomma lo spirito imprenditoriale

38:59
vivo nel nostro Paese, saprà sicuramente farne dei buoni frutti. Il lavoro dell’associazione è ovviamente quello di mantenervi vivo questo spirito, di accompagnarlo e di sostenerlo. Per GaiaX, come sapete,

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Confindustria è stata indicata dal Ministero dello Sviluppo Economico, dal Ministero della Transizione Digitale, dal Ministero per la Ricerca come soggetto trainante, nel senso di soggetto a cui è stata affidato il compito, l’onore di costituire, di promuovere il Reggiona Lab italiano. È una cosa proprio avvenuta in questi giorni e stiamo già lavorando affinché ciò ovviamente

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nostri colleghi francesi e tedeschi avevamo un pochino perso anche per effetto della nostra istabilità politica di un cambio di governo che ovviamente ha rallentato un pochino i processi, ma stiamo recuperando grazie anche veramente a questo impulso che questi tre ministeri in maniera coesa hanno voluto dare.

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Francesca che bei messaggi, mi piace molto anche l’energia con cui riesci a trasmetterli, quindi grazie molte. Scusami se a volte accorpo un po’ di domande ma su uno specifico passaggio o varie curiosità, poi lascio a te lo spunto che ritieni più interessante. Per esempio, a pagina 19 ce n’è uno a cui tengo molto perché il passaggio cita l’innovazione tecnologica è anche destinata a modificare l’offerta di finanziamenti.

40:28
Si va diffondendo l’utilizzo di tecniche avanzate di valutazione del merito di credito che ricorrono a una molteplicità di dati, anche non strutturati. Valutazioni basate su algoritmi non possono sostituire completamente il giudizio formulato dagli analisti. Aggiungendosi alle informazioni qualitative raccolte dagli intermediari, ne costruiranno però un complemento sempre più importante, in particolare per specifiche nicchie di mercato. Ora, questo tema

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degli algoritmi sulla valutazione del merito di credito, mi ha sempre molto colpito perché tante banche anche dicono di valutare effetti qualitativi dei progetti, delle imprese, eccetera. Però non credi, e questa è una domanda un po’ più filosofica, che in Italia sia troppo penalizzato il ruolo del fallimento, che poi non porta la possibilità di rialzarsi, e questa paura determina proprio un freno.

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alla cultura del rischio di impresa che poi è la base per ogni attività economica. Pensi che questi algoritmi rendano la cosa ancora più asettica in modo da non poter valutare la componente umana e il suo potenziale. Negli Stati Uniti per esempio la cultura del rischio è molto più spiccata e vediamo anche in termini di crescita i risultati. Sicuramente io credo che la tecnologia anche in campo finanziario possa dare dei buoni frutti.

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nel senso che potrà rappresentare invece un elemento decisivo per l’accesso delle imprese alle fonti di finanziamento bancario e non bancario. Sono portata a un po’ a guardare sempre il bicchiere mezzo pe pieno, penso anche che l’utilizzo dell’intelligenza artificiale possa in talunni casi invece garantire un corretto.

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rialogazione delle risorse, è anche un corretto giudizio anche del merito creditizio, perché se l’intelligenza artificiale viene utilizzata intelligentemente potrebbe prevenire anche quegli ostacoli, eliminare quelle diffidenze, quegli eventuali pregiudizi che sono proprio di carattere personale, cioè un’analisi più asettica potrebbe essere sinonimo anche di un’analisi più

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e quindi anche una garanzia per l’impresa che deve essere penalizzata. Però come dicevo prima, anche l’intelligenza artificiale va usata con intelligenza e quindi con l’obiettivo di migliorare il sistema, perché non deve scadere in una rigidità, non deve scadere in un automatismo che possa appunto penalizzare le imprese e che possa contribuire a quella fuga dall

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a cui forse anche una certa cultura, certi strumenti, hanno diffuso. Quindi credo che in genere la tecnologia possa sicuramente aiutare a prevenire anche fenomeni di questo tipo.

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Certamente la riforma per quanto riguarda il tema del fallimento, tutta la riforma del codice della crisi di impresa è per certi aspetti da un punto di vista filosofico, ovviamente basato su questa diversa impostazione, dove il fallimento non deve essere più un’onta nell’attività di un imprenditore, di coloro che vogliono avviare un’attività produttiva, ma può essere frutto anche di situazioni contingenti e poi dar vita.

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quindi il fallimento non deve essere neppure un’onta né una punizione, ma un incidente di percorso da cui ci si può rialzare, da cui si può riprendere il percorso. Che poi, cara Francesca, è tutta una questione di coraggio. Se riusciamo a infondere maggiore coraggio e sicurezza, sicuramente ne avremo benefici in termini di benessere della collettività. E su questo, sicuramente, creare delle utili condizioni di contesto aiuta.

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Quindi il contesto e la cultura non sono cose secondarie.

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Concordo pienamente, nella cultura cerco di fare la mia piccola goccia nell’oceano. Volevo chiederti un’ultima cosa sul tema delle considerazioni del governatore e poi un’ultima domanda sul tuo punto di vista fiscale. Si parla spesso in vari punti della relazione del tema del no profit, del green, della transizione energetica, del tema ISG. Ecco, in questo ambito hai qualche spunto di riflessione da dare visto che principalmente

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del dibattito attuale. Io penso innanzitutto di convintamente che le organizzazioni no profit siano veramente un asse portante della nostra società e di tutte le società evolute e quindi questo è un pensiero molto radicato e con Findusia peraltro lavora quotidianemente, costantemente anche con l’universo del terzo settore che è diventato sempre più un interlocutore

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Io credo che oggi molte delle stanze sociali quando vengono anche mediate, filtrate, in senso positivo però, intendo, siano sicuramente fonte di ispirazione del dibattito ambientale e non solo, quindi tutti gli ambiti sono molto influenzati da questo. InnoProfit vive sicuramente dell’impegno delle persone e a sua volta anche questo va incardinato in un processo di cultura, come dicevo prima, sicuramente al di là delle

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al settore che sono sicuramente utili, specie nel breve periodo, io credo che la migliore soluzione in una visione di lungo periodo sia quella di investire in formazione e cultura anche nelle scuole, come dicevamo prima, proprio per far aumentare la consapevolezza dell’impegno sociale. Io credo che appunto non esista, anche guardando invece al rapporto con il mondo industriale, una visione a comportimento stagno.

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integrati di quello che può sembrare e ci sono molte imprese che addirittura hanno fatto del sociale un loro obiettivo, quindi la ripartizione stato, mercato, no profit, che è un po’ una ripartizione tradizionale, oggi forse anche un po’ arcaica, credo che non esista più. Abbiamo tantissime nostre imprese associate che hanno obiettivi di redistribuzione, sono

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dividono parte dei profitti con i loro territori, con il loro stakeholder a tutto tondo, ma in ogni caso anche le imprese tradizionali hanno oramai molti legami, danno vita anche a organizzazioni no profit. Nel mondo imprenditoriale esistono molte fondazioni, così come esistono molte academy, quindi entità che servono alla formazione, alla fondazione invece a

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un consolidamento dei valori imprenditoriali. Sempre bei messaggi Francesca, sono molto felice di questa nostra conversazione perché è veramente ricca di spunti estremamente interessanti. A questo punto chiamerei in gioco la tua specialità, quindi il piano fiscale. Ti vorrei chiedere qualche spunto sullo stato dell’arte, degli interventi fiscali, i maggiori nodi da sciogliere e se hai qualche soluzione in mente che potrebbe essere utile.

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il piano fiscale anche quest’ultimo anno è stato sicuramente caratterizzato da interventi emergenziali.

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per certi aspetti volti a garantire una liquidità e quindi quando dico garantire una liquidità significa anche non sottrarla per pagamenti di imposte, soprattutto imposte che erano state sanzioni o violazioni combinate in passato, quindi c’è stato tutto il tema della sospensione dei versamenti tributari e poi soprattutto la leva fiscale è stata utilizzata ampiamente con interventi di carattere emergenziali.

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che sono stati dati a imprese e famiglie, sono passate anche per crediti di imposta, per strumenti di carattere fiscale. La pandemia quindi qui ha sicuramente fermato e necessariamente non poteva che essere così un processo riformatore del fisco che era stato avviato. Il Presidente Bruraghi nel suo discorso di insediamento alle camere ha ripreso

48:47
importante anche per quel processo trasformativo del Paese che è il Piano Nazionale di Riprese e Resilienza che ha l’obiettivo di perseguire. La riforma fiscale non è una riforma del piano, ma è una riforma, ribadisco, ancillare a quel processo trasformativo. Attendiamo questa legge delega, abbiamo dato il nostro contributo, continueremo a darlo,

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del processo tributario, daremo il nostro contributo anche qui proprio per garantire tempi più brevi del processo, ma un processo tributario che per complessità della materia necessita sicuramente di maggiori specializzazioni e soprattutto anche maggiori ingolfamenti delle corti, perché se penso che il totale dei processi insediati in cassazione più della metà sono di natura tributaria,

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processo riformatore che guardi all’intero sistema e perché ogni imposta è legata all’altra, perché esiste ovviamente poi un tessuto di regole che necessita sicuramente di interventi. Non ho mai ritenuto che il fisco fosse un amico, come la mamma non è un’amica, la mamma è la mamma, il fisco è il fisco e deve assolutamente perseguire tutti gli obiettivi che sono poi sanciti nella nostra Costituzione.

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e quindi credo che sia sicuramente insomma un processo lungo che possa toccare tanti aspetti. E questa è la dimensione nazionale, su tutto c’è poi una dimensione internazionale che oramai riverbera effetti immediati anche sulla fiscalità domestica e su cui ovviamente dobbiamo fare sempre più i conti.

50:37
Mi riferisco non solo alle questioni di attualità, questa minimum tax rilanciata a livello OXE, ma mi riferisco anche a nuove forme di entrate di natura europea, perché l’aver dato vita ad un debito comune europeo ci pone oggi nell’imminente futuro un tema di nuove entrate europee. Una novità per certi aspetti assoluta, sfidante anche perché su queste basi potrà…

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costruire una nuova Europa e consolidarsi con nuove regole, con un nuovo figure, nella nuova Unione Europea. Francesca, devo dire…

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un percorso molto importante che avrà necessità dei suoi tempi ma di sicuro ne varrà la pena in questo grande progetto di cui abbiamo parlato anche a lungo con Gobbi di Banca d’Italia. Dunque il nostro format prevede l’ultimo passaggio che sono i consigli ai giovani a cui diamo sempre grande attenzione. Io quindi vorrei…

51:37
chiedere Francesca quali sono i tuoi migliori consigli per i giovani, ma soprattutto per le giovani aspiranti, imprenditori e manager, perché considera, cara Francesca, che io ho fatto 40 interviste, ho avuto solo tre top manager femminile, che sono state Paola Corna Pellegrini, CEO di Allianz Partners, Ercilia Vaudo, Chief Diversity Officer dell’Agenzia Spaziale Olopea,

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e tu cara Francesca però sei d’accordo che c’è ancora tanto spazio di crescita e quindi vorrei magari sentire qualche tuo consiglio per le giovani manager per riuscire ad arrivare ai vertici con il vantaggio della diversity di cui abbiamo parlato nel precedente episodio. Io l’ho detto tante volte e voglio ribadirlo anche a costo di sembrare ripetitiva. Io credo che ciascuno di noi, donno uomo o che sia, abbia soprattutto in giovane età un grande

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innanzitutto, che è quello di capire e di decodificare le proprie passioni. Non sempre sono chiare, non sempre è facile capire che cosa ci piace, che cosa ci attrae, che cosa ci stimola, che cosa ci rende in qualche modo felici. Sembra banale ma non è mai, è un processo semplice.

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e io penso che questo sia invece un dovere, un dovere di consapevolezza a cui tutti siamo chiamati specie quando dobbiamo compiere delle scelte che definiranno il nostro futuro. E quindi l’invito che io faccio a tutti i giovani è quello di ascoltarsi, di mettersi veramente in modalità di ascolto con se stessi per capire quello che a loro è.

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piace. E una volta che lo hanno capito però inizia il bel percorso, nel senso che una volta capito il consiglio che io dò loro è quello di buttarci a capofito.

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quindi di avviare studi, percorsi formativi con grande grande dedizione, non sempre saranno percorsi facili, non sempre saranno percorsi gioiosi, ci saranno dei momenti di difficoltà anche di scoramento, anche di stanchezza, anche di noia a volte, però io credo che bisogna sempre mantenere fermo il perché si sta facendo quello che si sta facendo, averlo sempre molto chiaro nell’approbamento.

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e quindi questo è il primo consiglio che io mi sento di dare, cioè di capire e di perseguire i propri sogni, perché questo farà sentire meno il peso dei momenti di fatica, meno noliosi momenti di stanchezza e quindi consentirà di superare in naturali i fisiologici ostacoli che tutti abbiamo incontrato e che tutti incontreremo.

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e poi questo è un modus operandi che va mantenuto anche da grandi, quindi anche quando poi si inizia a lavorare, si iniziano a ricoprire i ruoli di maggiore responsabilità, ricordarsi sempre il perché lo facciamo, il perché ultimo, almeno per me lo è sempre stato una grande bussola di orientamento e di mantenimento del lavoro.

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Perché le donne arrivano poco ai vertici, a posizioni in qualche modo apicali? Beh, non vi è dubbio che c’è un tema di facilitare i temi della conciliazione, lavoro e famiglia. Questo è un tema di cui forse si parla tanto o forse si parla troppo poco o troppo male. Questo è un tema essenziale, perché comunque alle donne viene affidato anche per natura un compito di cura, di attenzione familiare, che è un lavoro enorme anche qui.

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questo, è un lavoro che richiede tanta energia e tanto pensiero e quindi i percorsi femminili vanno sicuramente aiutati anche in questo, nel trovare delle maggiori attività di conciliazione lavoro-famiglia. Io sono stata molto fortunata per certi aspetti da questo punto di vista, come lo è stata mia madre, però questo è un tema sicuramente importante.

55:32
e poi bisogna avere anche la capacità di pensare, e questo lo dico in qualche modo a me stessa e lo dico a tutte le donne, che certi ruoli, le abbiamo sempre viste affidati agli uomini con determinate caratteristiche, sono ruoli che ben possiamo esercitare anche noi con le nostre caratteristiche. A volte sono caratteristiche diverse, ma non per questo meno efficaci, anzi.

56:02
Che bello Francesca, mi hai dato un sacco di spunti di riflessione anche se poi sono diversamente giovane quindi insomma sicuramente sono preziosi spunti per tutti coloro che sapranno coglierli. Tra tutti mi è piaciuto molto l’invito a mettersi in ascolto, io scherzosamente ho pensato magari anche in ascolto di questo podcast, ma a parte gli scherzi è importante sicuramente farsi le domande giuste.

56:26
e c’è bisogno di una certa predisposizione alla profondità che magari non è sempre così disponibile in giro. C’è a volte bisogno di un po’ di coraggio, il coraggio deve essere perché non sempre ci fidiamo di noi stessi, non sempre diamo spazio a quelle voci interiori che ci dicono vai per quella strada anche se il contesto dice tutto il contrario, quindi occorre tanto coraggio.

56:52
Il coraggio degli imprenditori, io ho amato questa categoria, lo devo assolutamente dichiarare perché tendenzialmente hanno tanto coraggio. Che bello, sul coraggio veramente è uno dei temi importanti di questo podcast perché veramente lo affrontiamo molte volte.

57:10
per citare degli esempi che poi siano di stimolo. Consigla Francesca che spesso è anche difficile fare previsioni in quanto una bella frase mi pare di John Lennon era quella che diceva la vita e quello che succede mentre fai altri programmi. Infatti ti volevo chiedere Francesca tu quando sei uscita dall’università avresti mai pensato tra i vari successi di diventare direttore generale di Confindustria?

57:32
No, assolutamente no, anche perché io mi sono laureata in giurisprudenza, subito dopo la laurea ho ritenuto che il mio percorso formativo non fosse terminato, che parte integrante del mio percorso formativo fosse quello di fare la pratica Forenze e così ho fatto.

57:48
poi ho ritenuto ancora che ho bisogno di ulteriore specializzazione, così mi presi un anno sabbatico di ulteriore studio per frequentare un master di diritto tributario. E quindi quando sono uscita dall’università, no, non erano i miei radar, ecco. Ho ragionato anche lì seguendo un senso sicuramente del dovere ma anche di passione, perché per me il diritto tributario è stata una vera e propria passione.

58:15
Che bella storia Francesca, poi ti ha portato a rappresentare la categoria dei coraggiosi e delle coraggiosi che ci hai citato, quindi veramente grazie del bel messaggio e della bella storia. Chiudiamo con due o tre bullet point, due o tre messaggi che gradiresti lasciare impresti nella memoria degli ascoltatori, riguardo qualsiasi argomento che abbiamo affrontato. Tre pillole, la prima, considerare l’industria un padrimonio dell’Italia, questo è un aspetto per me centrale.

58:43
queste ultime cose che abbiamo detto, avere coraggio nell’inseguire i propri sogni, nel far sì che diventino realtà e tre, mettere al servizio di un bene superiore e di un bene comune tutte le proprie energie, anche proprio per quello che dico sempre, per fare in modo che quello che abbiamo trovato lo possiamo lasciare un po’ meglio di come l’abbiamo trovato. Francesca.

59:09
Grazie mille, siamo giunti alla conclusione della nostra chiacchierata. Lo facciamo in tre modi, il ringraziamento. Il primo va a tutti coloro che ci hanno ascoltato.

59:19
possono sempre interagire con noi inviando una mail a segreteria at insidefinance.it sarà nostra cura inoltrare le vostre email all’ufficio di Francesca Mariotti non ti preoccupare Francesca perché garantiamo solo la lettura ma non la risposta che sarà in funzione dell’interesse dell’attualità del momento il secondo ringraziamento va a tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione di questa intervista in particolare Matteo Caporicci che mi ha aiutato nella redazione e nella preparazione delle domande

59:49
più grande ringraziamento, cara Francesca, va a te per gli spunti di riflessione, l’ispirazione, l’energia che hai potuto trasmetterci con tante informazioni in questa ora insieme. Mi ha fatto particolarmente piacere per tre motivi, cara Francesca. Il primo è perché le considerazioni del governatore sono il momento più alto di economia dell’anno.

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un anno molto particolare, quindi ha ancora maggiore rilevanza, e ho avuto il piacere di avere una terza intervista al femminile che dà ancora più valore a questa chiacchierata. Quindi, grazie per l’ascolto, un saluto e buon lavoro da Vincenzo Marzetti e arrivederci al prossimo episodio.

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