https://open.spotify.com/episode/6vn49IMCJMGX5MVGm7848N L’ospite che avremo il piacere di intervistare oggi è l’imprenditore Guido Polito, Amministratore Delegato…
La Cina da fabbrica del mondo a laboratorio per il futuro – Intervista a Mario Boselli, Presidente della Fondazione Italia-Cina
L’ospite che abbiamo il piacere di ascoltare oggi è il grande Mario Boselli, tra i vari incarichi probabilmente il maggiore esperto di mercato cinese in Italia.
Il Cav. Mario Boselli iniziò la sua carriera nel 1959 nell’azienda paterna, industria di antica tradizione serica, in cui, il giovane imprenditore realizzò un significativo piano di sviluppo che interessò sia l’attività sul mercato nazionale che quella sul mercato estero. Completato il rilancio dell’Azienda di famiglia, a Mario Boselli vennero offerti prestigiosi incarichi sempre nel mondo della tessitura e della moda; quali: Presidente di Federtessile, dell’Associazione Internazionale della Seta, della Camera della Moda, di Pitti Immagine e della Fiera Internazionale di Milano.
Boselli fu, inoltre, nominato Cavaliere del Lavoro nel 1990, Commandeur de l’Ordre National de la Legion d’Honneur nel 2002 e Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana nel 2007, ed è tuttora Presidente dell’Associazione Italia-Hong Kong.
Il tema principale della nostra intervista sarà il cambiamento del mercato cinese dagli anni ‘70 ad oggi e le opportunità offerte da questo grande mercato per il prossimo futuro. Con importanti spunti di riflessione partendo da questa esperienza unica.
Chiederemo di spiegarci meglio i punti di forza della cultura orientale nell’approccio al business e ci faremo raccontare anche degli aneddoti emblematici per meglio capire la rigidità nel rispetto delle regole che da sempre contraddistingue la società cinese e che Boselli, senza dubbio, rivede tra le condizioni che hanno portato questo Paese ad essere una delle super potenze mondiali.
Il cavaliere ci privilegerà del racconto della sua ricca esperienza professionale, che oltre ad essere una storia di per se interessante da ascoltare, ci darà modo anche di trarne importanti spunti di riflessione per chi volesse intraprendere questa via imprenditoriale.
La curiosità sulla situazione Covid-19 non mancherà di essere soddisfatta, e vi anticipiamo che sarà sorprendente capire come questo popolo la sta affrontando.
Infine concluderemo con i rituali consigli ai giovani consulenti, manager e imprenditori e i messaggi chiave dell’intervista.
circa un anno fa #boselli, #business, #cina, #fashion, #finanza, #impresa, #management, #mercati, #moda
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Buongiorno a tutti gli ascoltatori e benvenuti al podcast Inside Finance. Ho il piacere di intervistare oggi Mario Boselli, tra i vari incarichi Presidente della Fondazione Italia-Cina e Presidente Honorario della Camera della Moda Italiana, quindi una delle personalità più note e prestigiosi nel campo dell’economia italiana e nei rapporti con l’estero, nonché probabilmente il maggior esperto del mercato cinese in Italia. Mario Boselli ha cominciato la sua attività nel 1959,
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nell’azienda di famiglia di antica tradizione serica, fondata nel 1586 a Garbagnate Monastero, succedendo al padre Carlo Boselli. Negli anni 70, 80 e 90, e a cavallo del millennio, realizza un significativo sviluppo dell’azienda, sia in Italia che all’estero, in particolar modo in Slovacchia. Nel 2005 ha lasciato l’azienda di famiglia per nuovi incarichi.
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In passato, Mario Boselli è stato presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, di cui oggi, come detto, è presidente onorario. È stato presidente di Feder Tessile, della Fiera Internazionale di Milano, di Pitti Immagine. Fra le varie onorificenze è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 1990, Comandante dell’Ordine Nazionale della Legione d’Onore in Francia nel 2002 e Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana nel 2007.
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Mario Boselli è nato a Como, è sposato e ha tre figli. Le cariche attualmente ricoperte sono Presidente di Banca5 del gruppo Intesa San Paolo, Presidente dell’Istituto Italo-Cinese, Presidente della Fondazione Italia-Cina, Vice Presidente del Comitato di Strategia di Premier Vision a Parigi, Senior Advisor di JP Morgan Italia, Divisione Investment Banking, Membro del Consiglio di Amministrazione di Intesa San Paolo for Value, SPA.
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Membro del consiglio di amministrazione di Schmitt SPA. Membro del consiglio di amministrazione di Seventy SRL, White. Amministratore unico di Mario Boselli SRL. Independent Director di Sassur Asset Management a Singapure. Consiglieri indipendenti di Fratelli De Cecco di Filippo Fara Sanmartino SPA. Presidente onorario della Camera Nazionale della Moda Italiana. Presidente onorario dell’Associazione Italia Hong Kong.
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Presidente onorario dell’AIDAF, l’Associazione italiana delle aziende familiari. Per ultimo, Presidente onorario della Camera di commercio Italo-Slovacca a Bratislava. Affronteremo oggi il tema del cambiamento del mercato cinese dagli anni 70 ad oggi e le opportunità offerte da questo grande mercato per il prossimo futuro, con importanti spunti di riflessione da questa unica esperienza. Prima di partire, è utile citare alcune informazioni sulla Fondazione Italia-Cina.
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La Fondazione Italia-Cina agisce supporti, istituzioni e imprese per promuovere gli scambi politici, economici, commerciali, scientifici e culturali tra i due paesi. Benvenuto quindi a Mario Boselli. Complimenti Mario per il tuo straordinario curriculum e grazie per la tua partecipazione. Iniziamo subito con la prima domanda. Tutto nasce nel 1978. Cosa facevi allora in Cina?
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Allora, diciamo che il primo viaggio è stato come vicepresidente dell’International Sick Association, in quanto dovevo poi assumere la carica di presidente e era importante a mio giudizio avere un vicepresidente cinese, perché la Cina era ed è il primo produttore di seta al mondo.
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andavo in Cina per chiedere al grande capo della China National Silk Import and Export Corporation di designare un suo alto funzionario come mio vicepresidente, cosa che poi è avvenuta qualche anno dopo.
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E senti Mario, com’era la Cina di allora? Beh, era molto, molto, molto diversa da quella di oggi. La era la vera Cina, nel senso che le condizioni di vita erano veramente, diciamo, spartane, per usare un termine eufemistico. Soprattutto non c’erano alberghi o erano pochissimi, soprattutto fuori dei grandi centri quando si andava per fabbriche.
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o comunque in missioni sul territorio, appunto perché il tema era quello della seta, era una bella esperienza, ma ai limiti dell’abitudine che noi avevamo in occidente a vivere questa esperienza, perché era molto diverso. E quando è iniziato il cambiamento? Beh, diciamo, è stato progressivo, cioè bisogna dire prima di tutto…
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che nel 1978 è iniziato l’epoca di Deng Xiaoping, Deng Xiaoping che ha aperto la Cina, e ha aperto il percorso di sviluppo della Cina. Quindi non è che c’è stato un cambiamento repentino, c’è stato un cambiamento progressivo che è passato da una realtà che produceva, produceva, produceva senza guardare.
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agli aspetti della sostenibilità, del rispetto dell’ambiente e anche delle leggi sul lavoro o del dumping, ha una Cina che progressivamente ha cominciato a seguire le regole, ha cominciato a essere più normale, dovremmo dire così. Ecco, in questo cambiamento evidentemente la Cina è diventata meno competitiva, ma
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anche una potenza che ha sviluppato tutta una serie di attività che l’hanno resa qualitativamente e dal punto di vista dell’innovazione e della ricerca molto avanzata. Quindi si è trasformato da un paese esportatore a tutte le condizioni, a un paese che pur continuando a essere un grande esportatore è…
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diventato anche un importatore, quindi ha cominciato a comprare in occidente, per quanto conosco io il settore, ha cominciato a comprare moda e bene diciamo luxury dall’Italia e dalla Francia. Ma a tuo parere c’è stato un arco temporale chiave, nonostante il processo ovviamente è come hai detto graduale, c’è un periodo storico
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particolare che vuoi citare che ha creato un po’ questo cambiamento di approccio.
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Direi onestamente che questi 42 anni che ho seguito andando continuamente in Cina, perché ci sono andato anche 3, 4, 5, 6 volte all’anno, ci sono andato quindi più di 150 volte, è stato progressivo, non ha avuto dei momenti di discontinuità, come c’era stato invece nella storia precedente anche per ragioni politiche.
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è stato lineare, una crescita lineare e come dicevo con un’accentuazione di tipo qualitativo negli ultimi 15-20, ecco se vogliamo dare un’indicazione temporale, negli ultimi 15-20 anni la Cina ha fatto dei passi da gigante da un punto di vista del progresso.
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hanno costruito 22.000 km di vie ferrate, quindi di ferrovia ad alta velocità. Tutta la parte dell’innovazione per quanto riguarda l’e-commerce, quindi i giovani che si sono affacciati a questa modalità di acquisto, è un qualcosa di rivoluzionario che poi si
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direi una progressione più significativa lì che qui per appunto il grande presenza di giovani, ma ecco è un fenomeno che non ha avuto discontinuità.
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Grazie Mario, ma volevo chiederti prima di passare alla tua attività istituzionale e insomma approfondire questo tema, ti va di parlarci un po’ della tua esperienza imprenditoriale? Come ti sei trovato all’inizio? Come ti sei mosso? Quali sono stati i vantaggi di operare in un mercato che era in forte crescita?
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Allora, diciamo che io allora andavo per importare, quindi importavo seta, era seta grezza, nel senso filo di seta, che veniva poi trasformato nelle nostre fabbriche, Caravagliante Monastero ed altre, o semilavorati, tessuti bianchi, si definiscono boil off, che vengono poi nobilitate nella zona di como per il full art e quant’altro.
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Questo era nel momento nel quale io importavo dei prodotti. Ultimamente invece è cambiato il clima, nel senso che si importano sempre dei prodotti loro, ma soprattutto abbiamo cominciato a esportare tessuti di alta qualità che loro non realizzano per la loro industria, nel caso mio femminile, ma anche maschile.
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che è confrontata alla necessità di un miglioramento qualitativo soprattutto dei materiali. Quindi diciamo che il discorso è stato in una prima fase per importare, ora per esportare. E’ una testimonianza che questo trend continua e che i miei due figli stanno facendo con due aziende diverse le stesse cose. Nel senso che Carlo, che è il primogenito, importa.
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filati e semilavorati, soprattutto prodotti che lui mette a punto per poi importarli in esclusive in Italia e in Europa. Federico, che è quello della Luxury Jersey, quindi quello che ha seguito l’attività imprenditoriale, esporti tessuti a maglia di alta qualità verso la Cina a quelle aziende che hanno necessità di avere un upgrade di qualità e creatività.
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E secondo te i tuoi figli hanno una vita più facile nel rapporto con quel paese o più difficile rispetto a quando hai iniziato tu?
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Allora la risposta è articolata, più facile dal punto di vista dell’accesso. Cioè voglio dire allora io andavo in Cina tramite Hong Kong, prendevi tre voli per arrivare in Cina, oggi fai un volo diretto finché c’erano da Malpensa a Beijing o a Shanghai, da 10 a…
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11 ore, 11 ore e mezza e sei lì, non sto. Quindi molto facile, i visti si ottengono abbastanza facilmente. Allora non era così. Dal punto di vista però degli affari, devo dire che i miei figli, ma come tutti gli imprenditori adesso, hanno una vita più dura rispetto a quella che avevo io, nel senso che…
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il mercato è molto più affollato, c’è molta più concorrenza e quindi reddittività, eccetera, è minore, quindi bisogna faticare di più per ottenere degli stessi risultati. E secondo te questo trend continuerà, cioè sarà sempre più facile, sempre più difficile per magari i tuoi nipoti, oppure credi che è un mercato talmente ampio che riuscirà
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a mantenere i punti di forza nei collegamenti con l’Italia e magari a diminuire queste debolezze che ancora offre il sistema derivanti da una competizione che è molto maggiore.
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Allora io devo dire che di mezzo a questa tua importante domanda c’è Covid-19. Oggi è altamente sconsigliabile andare in Cina, perché tu arrivi comunque, anche se arrivi con tutti i tuoi certificati a posto, vieni blindato in un albergo, che scegono loro, non tu, in una stanza nella quale non puoi uscire.
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trovi il vassoio fuori dalla stanza con i generi di sopravvivenza e per 15 giorni l’unica persona che vede è un medico che viene a controllare le cose. Rischi poi quando torni qui di avere un’analoga esperienza, non in quelle condizioni, ma comunque di essere isolato, quindi oggi andare in Cina è praticamente impossibile. Noi dobbiamo sperare che si trovi questo benedetto vaccino.
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che consenta di risolvere i problemi qui e là, per cui si rientri in un piano di normalità. Se e quando ciò sarà possibile dovremo rifare un check di queste situazioni, perché nel frattempo il mondo è cambiato. La verità vera è che però la Cina è e resta l’unico paese al mondo che oggi
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chiuderà il 2020 con un PIL positivo, PIL del più 2%. Se mi consenti, io mi vorrei soffermare un attimo su questo trend perché può essere utile per tutti capire dove sta andando la Cina. Allora, vi do tre o quattro dati che sono significativi perché io credo che si deve avere il rispetto dei numeri.
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Nel primo trimestre di quest’anno 2020, pieno lockdown cinese, il pilloro è sceso del meno 6,8%. Nel secondo trimestre è aumentato del 3,2%, quindi un rimalzo subito importante, e la notizia di pochi giorni fa, il terzo trimestre…
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ha un PIL che è cresciuto del 4,9%. Come ho detto prima, considerando l’inizio molto negativo e il trend poi positivo, al fine anno concluderà con un più 2 e le previsioni per il 2021 sono di un più 8. Se compariamo questo con il resto del mondo, il resto del mondo chiuderà il 2020 con…
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un meno si dice da meno 4 a meno 10. E per il 2021, alla luce di quello che sta capitando in occidente, mi astengo, come è bene che si astengano un po’ tutti dal fare delle previsioni credibili, perché siamo ancora in pieno caos. Quindi la conclusione che dobbiamo trarre è che oggi ci piaccia o non ci piaccia la Cina, ci siano…
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simpatici o meno i cinesi, noi abbiamo l’obbligo per le nostre aziende, per le nostre istituzioni di andare in Cina, perché senza la Cina avremmo problemi ancora maggiori. Grazie Mario, l’unica cosa che insomma vorrei considerare insieme a te è che questi numeri sulla crescita…
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ovviamente partono da dei numeri molto alti in Cina rispetto agli altri paesi occidentali. Quindi un più due per la Cina è comunque un numero positivo, ma comunque è sicuramente un rallentamento molto forte. Credo che anche dipenda molto dal punto di partenza della crescita, considerando poi che i numeri di crescita a doppia cifra degli anni scorsi comunque si sono parecchio ridimensionati. Senza nulla a togliere credo solo che…
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è più facile mantenere un valore positivo di crescita quando i numeri sono così importanti. In Europa, soprattutto, che stiamo nell’ordine dell’1%, la situazione è molto diversa. Non so se sei d’accordo su questo.
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Si, darò un dato che risponde in parte al tuo quesito. Prima del Covid-19, quindi prendiamo l’ultimo esercizio, il 2019, il pilaro è aumentato del 6%. Nel 2021, quindi dopo l’anno orribile del 2020, dovrebbe aumentare dell’8%. Quindi diciamo che la Cina, rispetto a quando era più 12, più 14, si avviava…
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a un livello di quasi normalità, che è una cosa anche giusta. Credo che il dato del 2021 sia quello sul quale fa riferimento per i programmi aziendali futuri. Comunque credo che ora a prescindere dai numeri e dalla facilitazione per tanti aspetti di un mercato così grande che ancora ha tanto potenziale da esprimere, credo che abbiamo delle cose da imparare.
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ci raccontavi questo esempio di come vengono trattati gli stranieri nell’ingresso nel paese e credo possa essere uno spunto interessante da valutare sulla rigidità del sistema cinese alla gestione della pandemia e credo sia già uno spunto interessante di esempio di come trattare un problema nonostante sia un paese sicuramente più rigido rispetto a quanto
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funziona in Italia.
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Certo, diciamo che il dirigismo lì è molto forte, ognuno di noi ha riconoscimento facciale. Quando io vado in Cina mi tracciano da qua. Ecco, io non so se abbia tempo, ma posso raccontare cosa mi è successo in una stazione ferroviaria di quella ad alta velocità, dove io non ero mai stato.
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mi presento e tu li entri solo se hai il biglietto nominativo e o il passaporto se sei straniero o la carta di identità loro. Bene, tu entri e nei primi cinque metri hai tutti i controlli, quindi anche per ragioni di sicurezza. Bene, ero in un gruppetto di cinque del nostro gruppo di lavoro e sono l’unico a essere fermato. Perché? Ecco guardi, questo è il passaporto.
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Questo è il biglietto, è tutto a posto. No, si è accesa una luce gialla che dice lei aveva un passaporto precedente che sarebbe scaduto fra due anni. Perché ha un nuovo passaporto? Io ho detto perché avevo riempito tutte le pagine coi vostri visti ho dovuto fare un passaporto nuovo. Questo solo per dire che in un’ero…
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stazione ferroviaria, nella quale non ero mai stato. Questi avevano l’informazione che un certo Mario Boselli era entrato in Cina con un passaporto che scadeva due anni dopo rispetto a quello nuovo che io avevo fatto. Ecco, cioè dire, è un controllo.
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totale, questo noi lo dobbiamo sapere. Dopodiché se uno si comporta bene correttamente e rispetta le regole non ha nulla da temere. Mario ma secondo te questo è un esempio di efficienza e anche direi di efficacia oppure è un po’ una fonte di preoccupazione?
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È implicito in quello che dicevo prima, a mio giudizio è più efficienza, loro hanno potuto controllare questa situazione della pandemia proprio perché avevano questi strumenti. Tu hai il telefonino dove hai dei segnali gialli, rossi e verdi e se hai il rosso non ti muovi, ti metti in casa e buonanotte. Ecco, voglio dire…
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Quando ci si comporta nel rispetto delle regole, e le regole sono abbastanza normali, quelle in condizioni temporali normali, uno non ha nulla da temere. Diciamo che la mia curiosità a questo punto è, Mario, ma secondo te questo rispetto per le regole,
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Vale sempre in maniera molto rigida oppure un po’ all’italiana vale per alcuni e non per altri.
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Direi che lì il sistema è abbastanza rigido, credo che valga per tutti. Non so, io ho visto, per esempio, quando hanno deciso nei pranzi ufficiali di eliminare gli alcolici, beh, io l’ho visto sparire sia in provincia che nelle grandi città, sia nei pranzi da fare che in quelli ufficiali. Dopodiché…
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Se una cosa è una cosa privata è un altro film, ma nelle cose ufficiali ho visto un rispetto delle regole abbastanza omogeneo. E che succede se non rispetti le regole? Hai una pagella, una pagella che arriva a limitare anche la tua mobilità, cioè se fai delle cose altamente sconvenienti…
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hai difficoltà a viaggiare, hai difficoltà a prendere l’aereo, hai difficoltà a prendere un treno. Quindi è così. D’altra parte, quando hai un miliardo e quattro, un miliardo e mezzo di persone, credo che per mantenere un certo ordine sia di necessità virtù applicare delle norme un po’ rigide, ci piace o no. Dopodiché io sto bene.
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in un paese come l’Italia che è anche un po’ libero, però io non ho mai avuto problemi in Cina, né 40 anni fa, né 30, né 20 anni fa. Ma volevo chiederti, qual è la situazione vera in Cina riguardo il Covid? Cioè, ci sono notizie, almeno che sento, contrastanti, nel senso che, secondo te, hanno gestito bene il problema ed è stato risolto, oppure rimana ancora un tema aperto?
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che blocca parecchia dell’attività economica.
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Allora, io ho dei dati che sono precisissimi e quasi settimanali, nel senso che come hai citato nel mio curriculum, io sono independent director a Singapore in una rete che ha gli asset però in Cina e sono dei super outlet, quindi c’è un monitoraggio in questi 11 super outlet che sono dei grandissimi centri commerciali.
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quattro dei quali sono quotati a Singapura, sul numero di eventuali contagi. La settimana è 0, 0, 0, 0, i quattro outlet. E i numeri che io ho, anche delle province nei quali questi outlet ci sono, sono assolutamente in linea. Quindi io ritengo che oggi sia stato debellato, pur con quelle norme.
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drastiche che abbiamo detto, il tema del coronavirus. Non commento una notizia che non è assolutamente provata, eccetera eccetera, che ciò sarebbe anche dovuto al fatto che loro stanno sperimentando massicciamente un nuovo vaccino che potrebbe aver contribuito a debellare il male.
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alzo le mani perché sono delle informazioni assolutamente fantasiosi.
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Lo scopriremo presto, caro Mario. Ma volevo chiederti, secondo te, da questo processo applicato dalla Cina per sconfiggere il virus, pensi che ci possano essere degli spunti di utilità per i nostri policy makers? C’è qualcosa che nell’esperienza che hai vissuto, che ha vinto la battaglia, dai dati che citi, può essere applicata in Italia? Devo dire il lockdown.
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dai primi di marzo di quest’anno fino a giugno è stata l’applicazione all’italiana del lockdown cinese. E devo dire, gli italiani sono stati bravi e seri. Io credo che i dati positivi che abbiamo avuto poi in piena estate, ma da giugno con grandi miglioramenti, luglio, agosto e così, siano dovuti.
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esattamente aver fatto più o meno quello che hanno fatto i cinesi evidentemente, non avendo quelli strumenti che hanno loro con un’applicazione all’italiana. Peraltro mi pare che anche gli altri paesi europei hanno poi seguito l’esempio dell’Italia, quindi ha fatto scuola questa chiusura di Wuhan. Ma secondo te Mario,
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il lockdown poteva avere dei caratteri di maggiore rigidità nello stile cinese, io credo che i due tipi di lockdown siano molto diversi quelli che sono stati applicati in Cina e in Italia e soprattutto, se ben ricordo, la Cina l’ha applicato in maniera distrettuale cioè non in maniera totale in tutto il paese ma localmente nei casi più gravi
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L’esperienza loro di non aver bloccato l’intero paese ma solo l’area come si può dire maggiormente coinvolta può essere uno spunto efficace, è vero che parlavi di dimensioni molto diverse però… No, l’hai detto! E’ quello il tema, le dimensioni… E’ caro, devi partire dal concetto che l’Italia, con il suo ecco sono 70 milioni di abitanti, ha un numero di abitanti inferiore a varie…
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Regioni cinesi. Allora, il problema è che loro quando hanno bloccato uno o due regioni, hanno bloccato come noi tutta l’Italia. Quindi hanno fatto tanto, ecco devo dire che per loro è stato indispensabile far così. A nostro giudizio per noi non c’era scelta, come peraltro vedi adesso che questo semi-lockdown è fatto con effetto nazionale.
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Quindi sarebbe da considerare non tanto l’Italia, ma l’Europa e l’Italia come primo lockdown, come un distretto cinese che è stato completamente bloccato. La similitudine è perfetta. Ok, mi fa piacere. Mario, anche per spiegarlo a tanti nostri ascoltatori che magari si ponevano, insomma, a questo quesito e mi sembra che la logica ci stia tutta.
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Senti, volevo chiederti, parliamo un attimo dell’educazione e del comportamento cinese, secondo te c’è qualcosa di particolare da raccontarci, qualcosa che possiamo imparare da loro?
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diciamo che loro stanno investendo molto in educazione nel senso scolastica e poi vari livelli fino a quello universitario. I numeri sono impressionanti, cioè loro sulla formazione, quindi direi questo, nel senso di educazione stanno facendo molto, moltissimo. A mio giudizio
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Il progresso cinese degli ultimi 15-20 anni è la prova approvata dei risultati positivi degli investimenti che hanno fatto in questi campi. Università, ma un po’ tutta la filiera della formazione. Ma dall’intervista che ho fatto a Rodrigo Cipriani di Alibaba immaginavo che ci fosse un atteggiamento un po’ zen del…
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dei cinesi al business, invece insomma mi dice che loro lavorano in maniera massacrante. Quindi, insomma, quell’approccio all’idea della qualità della vita, una filosofia basata su spunti orientali, mi sembra che non si applici nel business, ho sbaglio.
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Diciamo che il popolo cinese è un popolo di grandi lavoratori e questi cromosoni li hanno portati anche quando sono venuti fuori dalla Cina. Qui in Italia tu non vedrai mai un cinese chiedere la carità. I cinesi lavorano molto, moltissimo in Cina e lavorano molto, moltissimo ovunque solo nel mondo. Quindi…
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I risultati che noi vediamo, abbiamo citato prima quelli del PIN, ma in generale del progresso cinese, ha una chiave di lettura molto precisa. Lavoro, più lavoro, più lavoro, più lavoro, più lavoro. Secondo te questa, poi mi si può dire, attitudine avversa alla carità è per una questione anche di dignità personale?
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Anche, anche, giusta domanda. Però la costantazione è questa. Poi magari lavoreranno anche in condizioni non sempre felici. Abbiamo avuto degli esempi di fabbriche con operai, ridotti a condizioni quasi di schiavitù, e queste sono cose assolutamente perdiciose che vanno condannate. Però…
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Ecco, al di là di queste esagerazioni, loro sono molto laboriosi e probi. Senti, ma volevo chiederti come si comportano gli accordi commerciali. Allora, qui bisogna dire una grande verità. Sono abili e pragmatici.
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ma quando non hanno un interesse a rispettare un accordo, fanno di tutto per non rispettarlo. Ma non è che te lo stracciano, nel senso che io mi ricordo il mercato della setta, tu facevi un contratto a un prezzo di 100, il prezzo andava a 120 e loro non ti consegnavano la setta a 100. Tu gli dicevi ma allora dobbiamo annullare il contratto? No, no!
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Tenetelo lì il contratto, quando potremo le consegneremo. La seta scendeva da 120 a 100, scendeva a 95 e ti spedivano tutto. Ecco, molto, direi, attenti a fare i loro interessi. È cambiato il mondo, nel senso che sono molto più corretti ultimamente. Nel senso che certe…
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e disinvolture oggi si pagano anche care. Ma a questo punto la domanda nasce spontanea, il sistema legale cinese funziona?
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Io ho varie esperienze, queste sono esperienze che ho maturato soprattutto nel tema della lotta alla contraffazione e usurpazione di marchi. Cominciamo a dire una cosa, che c’è una certa volontà centrale, quindi del governo centrale a rispettare le regole e a farle rispettare.
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Quando si va nelle regioni, il governatore o comunque le autorità locali sono un pochino più toleranti, perché hanno piacere, desiderio di lasciare che gli imprenditori operino con maggior facilità, quindi c’è una maggior tolleranza. Questo io l’ho scoperto nel tema della lotta alla contraffazione. C’è più rigore al centro che in periferia.
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La domanda specifica del sistema legale, io posso dire che in un qualche caso, per problemi di protezione della proprietà intellettuale e contro l’usurpazione dei marchi, le aziende italiane hanno ottenuto dei successi, hanno avuto dei pronunciamenti legali da parte dei tribunali che sono stati a loro favore.
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Siccome però ci sono vari giudizi, varie sedie, il consiglio che ho dato è che quando si ottiene una vittoria anche solo parziale, è il momento per tornare al tavolo della negoziazione per arrivare a una transazione in modo più conveniente rispetto a prima di avere questo pronunciamento legale.
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delle attività che viene facilitata anche dalla fondazione italiacina di cui sei presidente, alla quale torneremo tra poco. Ma parlando di differenze tra le aree geografiche che hai citato, trovi delle differenze sostanziali tra Shanghai, Hong Kong e Singapure?
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Sono tre film tutti diversi. Allora, Shanghai è ancora Cina. Una Cina devo dire la più aperta, perché Shanghai è sempre stata la porta verso l’occidente, verso l’esterno. Ma ciò nonostante è Cina, quindi…
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ha le caratteristiche più avanzate di quel grande paese che è la Cina. Hong Kong meritterebbe un approfondimento, perché l’Hong Kong di un po’ di tempo fa era un Hong Kong autonomo, indipendente e autorevole. Ultimamente un po’ meno, perché abbiamo visto…
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che cosa è successo, le nuove regole, le nuove norme. E quindi, diciamo, Hong Kong si sta un po’ cinesizzando, se posso usare un termine di questo genere, mentre prima aveva proprio una sua caratteristica. Pensiamo poi all’Hong Kong, che era nell’ambito dell’Inghilterra. Singapore è un film tutto diverso.
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Singapore, che io conosco perché ci lavoro, è dal punto di vista del rispetto delle regole, dell’applicazione delle stesse, un caso unico. Citerò un esempio. Quando io sono stato nominato independent director di questa azienda quotata in borsa, ho avuto una richiesta di documentazione
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che non ho avuto dalla BCE, dalla Banca Europea, per assumere cariche come quella di presidenze di Banca 5 in Itesa San Paolo e cose del genere. Faccio un esempio. Io ho avuto qualche vicenda giudiziaria, non mia, ma per esempio di Banca, come Centro Banca, che mi aveva visto poi o neanche rinviata a giudizio o…
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completamente prosciolto perché c’era un’interpretazione fiscale da dare. Bene, non è bastato dare l’indicazione della soluzione piena o del non rinvio a giudizio, ma si è dovuto ricostruire dieci anni prima il perché era stato ricevuto un avviso di ganazia da novegene, cose che la VC non ha mai chiesto.
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solo per dire rigore non massimo di più. Quindi tre storie diverse, Shanghai, Hong Kong, in transizione e Singapura. Caro Mario, questa storia che mi hai raccontato dell’analisi così approfondita del tuo profilo per avere delle cariche, sei d’accordo che se fosse applicata in Italia vedremo anche qui un altro film? Comunque, a prescindere da questo, ti volevo chiedere questo, ma…
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Perché tra tutte le attività produttive di cui la Cina è così forte in termini economici? Perché attualmente è un gigante tecnologico principalmente? Se sei d’accordo su questo.
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Assolutamente sì, ma perché ha investito. Ha investito, l’abbiamo detto un po’, prima informazione di una classe di persone di alta qualità e ha investito in ricerca e sviluppo. Ricordiamoci che loro hanno scintemente deciso di rinunciare a certi settori a bassa tecnologia, a bassa…
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rilevanza tecnologica. Basta dire che, non so, voglio dire, dai giocattoli agli alberi di Natale ai fiori finti, tutta quella produzione lì è quasi sparita dalla Cina, l’hanno delocalizzata in Vietnam e in altri paesi, quindi loro si stanno concentrando su ciò che è più pregiato e questa è una scelta dall’alto.
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Estremamente interessante a mio parere Mario perché effettivamente se ci fosse anche in Italia un coordinamento industriale sulle aree di maggiore potenziale e quindi con politiche economiche focalizzate sui settori strategici anche qui vedremo un altro film, sei d’accordo? Assolutamente sì.
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Direi tanti gli spunti su cui possiamo imparare, ma a questo punto mi è venuta una curiosità. Leggiamo spesso di grande interesse dagli investitori cinesi nel mercato europeo, dei grandi marchi, eccetera. Quindi non so se sei d’accordo, ma insomma probabilmente il mondo non vede più invasioni di tipo fisico, ma praticamente di interventi nell’economia. Quindi…
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Nonostante credo che i interventi dall’estero siano un fattore di crescita per le nostre imprese, eccetera, volevo chiederti, a livello culturale i cinesi sono predatori come praticamente gli europei magari in Sud America nel passato oppure sono rispettosi delle usanze del popolo tra virgolette conquistato come se non sbaglio facevano i romani?
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ma direi forse più questo secondo, nel senso che poi magari si fanno i loro interessi, ma io li ho visti muoversi e devo dire che sostanzialmente loro prendono quello che di buono c’è da prendere e rispettano quello che invece è da rispettare. Certi esempi di Made in Italy.
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sono illuminanti, io dico che per esempio, prendiamo l’esempio, non so se posso fare un nome, Ferretti, Lyot, i motoscaffi Riva, eccetera, questi hanno mantenuto un concetto di Made in Italy che è interessante, importante, quindi io credo che è un po’ come hanno fatto i francesi, i gruppi LV e MASH.
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e Kering che hanno preso aziende in Italia, ma hanno poi mantenuto un rigore talebano nei confronti del rispetto del Medinitaly. Quindi credo che sia all’atteggiamento anche loro, anche perché non avrebbe senso comprare delle aziende italiane se poi non valorisci la filiera.
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produttiva di alta qualità che ha l’Italia. Ma da profondo conoscitore dell’impresa e quindi del management, penso di vederti di concorde che la chiave per la crescita delle aziende italiane sia l’ingresso di capitali esteri. E mi chiedo se secondo te un investitore cinese può essere auspicabile.
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direi di sì, non so, prendiamo il caso della Pirelli. Pirelli mi pare che abbia fatto un’operazione win-win. Prendiamo il caso molto contestato degli investimenti in infrastrutture, che è uno dei punti nodali dell’accordo sulla via della seta, perché riguarda più.
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le infrastrutture che non, per esempio, la moda o il lifestyle. Allora, la mia tesi è che se uno costruisce delle banchine a Taranto, in altri porti d’Italia, quando le ha ben costruite e ha costruito tutte le strutture aeroportuali, non le può…
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prendere e portar via. Quelle rimangono permanentemente un patrimonio del paese nel quale hanno fatto questi investimenti. Allora tu mi potresti fare un’obiezione e dici sì vabbè, ma poi la competizione, la concorrenza nomina e queste cose. Io devo dire che l’impressione è che non sia un rischio reale perché gli operai che siano i cinesi o italiani che lavorano
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per gestire quelle infrastrutture devono essere pagati con le regole e i contratti europeo-italiani, le norme sul lavoro e sulla sicurezza sono quelle europeo-italiane, quindi io non vedo dei rischi da questo punto di vista. Quindi benvengano negli investimenti cinesi nelle infrastrutture che non sono poi esportabili.
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e loro devono venire a gestire queste realtà nel rispetto delle regole nostre, anche se il capitale fosse in maggioranza cinese. Grazie Mario, ma mi chiedo, in base a questa positiva esperienza che citi degli investitori cinesi, visto che il nostro podcast ha un taglio molto pratico, mi chiedo, se ci fossero dagli ascoltatori delle aziende che si ritengono di essere interessanti per degli investitori cinesi,
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In caso la tua attività di consulente si basa anche sul introdurre casi interessanti verso investitori cinesi, giusto così per curiosità.
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Allora devo dire che in realtà il mio lavoro come consulente è un consulente fra virgolette, sono un facilitatore nel senso che metto anche in contatto realtà che conosco, delle quali mi fido, perché la fregatura è sempre dietro l’angolo, qualche disinvolto lo trovi di qui e di là del confine, italiano è come ce n’è, quindi bisogna essere prudenti. Ecco, io finora ho soprattutto aiutato anche…
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aziende piccole e medie ad andare in Cina, che sono quelle che hanno maggiore difficoltà, ma anche qualche grande azienda. Devo dire, mi hanno molto ringraziato e quindi credo che i consigli che ho dato sono stati produttivi.
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Quindi, caro Mario, se per qualche motivo qualcuno degli ascoltatori dovesse inviarmi una mail con un caso interessante, magari gli puoi dare un’occhiata. Certo, assolutamente sì. Mi fa piacere perché cerco di dare sempre un taglio estremamente pratico e operativo. Senti, ritornando un po’ alla cultura orientale, volevo chiederti qual è secondo te l’approccio orientale al business, se si può così definire. Ci sono delle caratteristiche particolari che secondo te lo definiscono.
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Ma il tempo, cioè loro a mio giudizio che hanno una storia millenaria più lunga della nostra, hanno dalla loro sempre considerato il tempo come un fattore importante per fare un po’ tutto. Quindi lavorano sulla lunga distanza, lavorano, direi, in una prospettiva.
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che è quella di saper aspettare il momento giusto, la situazione giusta, eccetera. Questo è forse un distinguo. Quindi nonostante questa, insomma, aggressività sulla quantità di lavoro, alla fine sono, insomma, caratterizzati da un approccio paziente. E probabilmente abbiamo visto pure prima…
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e che hanno pure una certa tolleranza, no? Quindi queste due caratteristiche forse caratterizzano l’approccio orientale al business, se sei d’accordo? Assolutamente sì. Ok, senti, secondo te qual è il problema oggi dei rapporti con la Cina e se vedi degli aspetti negativi che devono essere migliorati? Anche come spunto per i policy makers.
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Allora, a mio giudizio il tema oggi è che c’è un clima orribile fra i due grandi vasi d’acciaio, che sono gli Stati Uniti d’America e la Cina. E noi, Europa, e l’Italia non fa eccezione, anzi è un di cui, è il classico vaso di coccio fragile. Ma proprio per questo l’Italia e l’Europa e la fondazione…
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quello che sta facendo deve essere un ponte con la Cina per cercare di gestire questo rapporto in un modo un pochino più razionale, meno esasperato e questo proprio nell’interesse anche economico delle nostre aziende, perché questi colpi e contracolpi, vedi i mettere dazi, vedi dichiarazioni.
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hanno fatto male nel passato e possono continuare a fare male nel futuro. Quindi dobbiamo noi giocare un ruolo di riequilibratori in questa situazione così, direi, esasperata. Seconda cosa, io credo che dobbiamo essere equilibrati nei giudizi sulla Cina, perché la Cina ha certamente, magari, ha avuto qualche…
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direi colpa nel ritardare o dare alcune informazioni, vedi il discorso Covid-19, ma ritengo che non possono essere accusati di dolo. Soprattutto io credo che la Cina abbia fatto poi la sua parte nell’aiutare noi quando a nostra volta abbiamo avuto un problema. Quindi dobbiamo…
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inaugurare una stagione che sia più di compressione reciclo e non di contraposizione. Grazie molte, caro Mario. Credo sia un punto di vista estremamente utile, vi stai tante chiacchiere che girano anche per la rete. E, insomma, detto da te che sei un profonditore così, un conoscitore così accorto di questo mercato, insomma penso che hai l’autorevolezza e l’autorità per poterlo.
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dire chiaramente ed essere estremamente credibile. Setti, ma volevo chiederti, ma nel rapporto con la Cina, quindi sia lato istituzionale che lato imprese, qual è l’attività della Fondazione Italia-Cina che tu presiedi?
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Cominciamo a dire che i rapporti sono molto più facili nell’ambito dei rapporti istituzionali con associazioni e fondazioni rispetto a quelli di lavoro. Io non ho mai avuto problemi in quell’ambito lì e questo lo sto constatando anche come fondazione. La fondazione ha quattro gambe, direi la scuola, che è una scuola importante e prestigiosa.
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l’ufficio studi, tutta la storia degli eventi e poi l’assistenza ai soci, quindi marketing associativo e quant’altro. Queste sono le quattro cose. Evidentemente alcune aziende possono utilizzarne una, due, tre o anche tutte e quattro. È un po’ una situazione nella quale
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è un servizio alla CART che si può fare i primi per i nostri associati. Ma riuscite a garantire la parità di trattamento da tutti? Perché io quello che vedo spesso in campo associativo, questa è una fondazione, è una realtà diversa, ma che praticamente vengono utilizzati due pesi, due misure a seconda dello standing del socio.
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No, loro hanno quattro o cinque categorie di pacchetti, ognuno paga e per quel pacchetto ha quello che deve avere. C’è trasparenza assoluta, non è che si facciano poi delle differenze, uno che paga per cinque ha per cinque, uno che paga per dieci ha per dieci. Non mescoliamo le carte.
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credo che sia anche la forza quella proprio di inquadrare un pacchetto tramite la veste della fondazione rispetto magari alle associazioni categorie dove spesso, insomma da quello che mi risulta viene applicato insomma quell’inefficienza che diciamo. Senti, allora siamo in chiusura, ti volevo chiedere i tuoi consigli per i giovani e
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Allora, conoscere la Cina, direi, ogni strumento per conoscere l’opportuna, andarci, studiare, parlare con i cinesi. Secondo, non prendere delle scorciatoie, l’abbiamo detto un po’ prima per quanto riguarda il discorso dei tempi, accettare i loro tempi medio-lunghi. E terzo,
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un po’ di umiltà, perché noi abbiamo sempre considerato i cinesi una specie di sottospecie, ma loro sono cambiati, oggi hanno un orgoglio per cui vanno rispettati, e quindi noi dobbiamo avere l’umiltà di un atteggiamento che sia, come dicevo, rispettoso nei loro confronti.
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Grazie molto Mario, giusto in chiusura se hai qualche qualche consiglio per i giovani? Andarci! Ok, quindi riguarda insomma sia i giovani che anche insomma i grandi, gli adulti, i manager, i imprenditori, eccetera. Però bisogna investire sui giovani, quindi è bene partire dai giovani per questo processo.
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Grazie molto, caro Mario. Grazie per l’esperienza che ci hai trasmesso, per il tempo che ci hai dedicato e per tutti gli utili spunti di riflessione. A questo punto ringrazio anche gli ascoltatori e arrivederci al prossimo episodio.