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EXT – La gestione del rischio in MPS e visioni sul futuro del Risk Management.

Leonardo Bellucci, CRO di Monte dei Paschi di Siena

Nell’intervista di oggi (in versione integrale – tra gli episodi del podcast è presente la versione ridotta con i punti salienti) avremo il piacere di ascoltare Leonardo Bellucci, Chief Risk Officer di MPS.

Monte Paschi di Siena S.p.A. è un istituto di credito italiano fondato nel 1472 in aiuto alle classi disagiate della popolazione di Siena ed è la banca più antica al mondo, la quarta in classifica tra le banche italiane.

Il nostro ospite ha una brillante carriera alle spalle ed è membro di MPS sin dai primi anni 2000. Il suo lavoro è sempre stato quello di sottolineare l’importanza del Risk Management in relazione anche agli ultimi sviluppi tecnologici, i quali verranno illustrati, nel corso dell’intervista, come fondamenti utili per migliorare la gestione dei rischi e dei rapporti con i clienti; ovviamente non mancheranno citazioni riguardo i big data e il fintech per avere un sistema collaborativo nell’identificazione e soddisfazione della clientela.

Nel corso dell’intervista ci verrà illustrato come MPS ha fronteggiato la crisi dovuta alla pandemia, ma anche importanti spunti di riflessione per i giovani che vogliono avvicinarsi al mondo del lavoro del risk manager.

Non mancheranno a fine intervista i consueti bullet point conclusivi in un’occasione unica di cultura economico-finanziaria, da non perdere.

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Buongiorno agli ascoltatori e benvenuti al podcast Inside Finance. Sono Laura Buono e ho il piacere di introdurre l’episodio di oggi della serie Risk Management Experience con l’intervista a Leonardo Bellucci, Chief Risk Officer di Monte dei Paschi di Siena.

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Leonardo è dottore di ricerca in fisica delle particelle elementari presso l’Università di Firenze. Dal 2002 inizia la sua esperienza professionale presso MPS Finance, dove ricopre il ruolo di analista quantitativo.

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Nell’ullo 2008 assume il ruolo di responsabile Staff Quants presso MPS Capital Services Banca per le Imprese S.P.A. dove rimarrà in carico fino al novembre 2009. Entra in MPS a fine 2009 con il ruolo di responsabile del servizio di risk management, incaricato dello sviluppo dei modelli interni avanzati per i rischi di mercato e di controparte e dei controlli finanziari sulle unità di trading,

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Ruolo che ricopre fino al 2014 con successivi passaggi in ruoli di responsabilità all’interno della Direzione Chief Risk Officer.

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Dal 12 marzo 2018 ad oggi è responsabile della verifica dell’adeguatezza patrimoniale di liquidità, garantendo adeguatezza ed efficacia del sistema di gestione dei rischi del gruppo. Assolve alla funzione di controllo dei rischi e ha il riporto dei responsabili delle funzioni anti riciclaggio e convalida. Riguardo l’azienda, nata nel 1472, Monte dei Paschi di Siena è la più antica banca del mondo ancora in attività.

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è oggi a capo di uno dei principali gruppi bancari italiani con quote di mercato di rilievo in tutte le aree di business in cui opera. Il gruppo Montepaschi è attivo sull’intero territorio nazionale e sulle principali piazze internazionali con un’operatività incentrata sui servizi tradizionali del retail e commercial banking e con una particolare vocazione verso la clientela, famiglie e piccole e medie imprese.

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Il gruppo opera tramite proprie società specializzate in tutte le principali aree di business, leasing, factoring, finanza di impresa e investment banking. Il ramo assicurativo previdenziale è presidiato grazie alla partnership strategica con AXA, mentre l’attività di asset management si sostanzia nell’offerta di prodotti di investimento di case terze e indipendenti. Il gruppo integra modelli d’offerta tradizionali operativi attraverso la rete delle filiali e dei centri specialistici

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con un innovativo sistema di servizi digitali e self-service, arricchiti dalle competenze della Rete dei Promotori Finanziari con Banca Widiba.

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Leonardo Bellucci è intervistato da Vincenzo Marzetti, fondatore del podcast Inside Finance e del marchio di Conferenze Economico Finanziarie Zero in Sharing Knowledge, Chief Business Officer di Yazon, società di consulenza in risk management finanziario, consigliere del Canova Club Roma e coordinatore del format Breakfast & Finance. Ricordiamo gli interessati di iscriversi al podcast Inside Finance o alla pagina LinkedIn dedicata.

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per non perdere i prossimi episodi, insieme alla possibilità di entrare in contatto con noi per i vostri commenti, suggerimenti o proposte di collaborazione, inviando una mail a segreteria@insidefinance.it.  Buon ascolto!

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Benvenuto quindi a Leonardo Bellucci e grazie per la tua partecipazione. Leonardo credo che un buon modo per cominciare la nostra intervista sia a raccontarci come la tua storia si unisce a quella di MPS. Guarda è stato un caso per certi versi perché io ero convinto di continuare a restare all’università almeno nella mia prima fase di carriera universitaria. Ho mandato il curriculum in MPS finance, la controllata

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che si occupava all’epoca di investment banking e dopo una serie di colloqui mi hanno assunto. E quali sono state le maggiori sfide che hai dovuto affrontare all’inizio? Allora la sfida è per certi versi sempre la stessa, è cambiata ma è sempre stata più o meno quella del linguaggio da utilizzare. Io sono entrato appunto venendo dall’università in un campo totalmente nuovo dove il linguaggio utilizzato era completamente diverso e quindi

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trovare un modo di capire quello che mi veniva chiesto, quali erano gli obiettivi e dall’altra trovare un modo di comunicare il lavoro che svolgevo e i risultati che raggiungevo. È molto interessante Leonardo, ma in particolare quali pensi che siano i concetti più difficili da trasmettere? Il concetto sicuramente più difficile da passare è sicuramente quello della trasformazione di una

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evidenza che nasce da modelli statistici in un’azione che può essere eseguita sull’attivo della banca per modificare il profilo di rischio e quindi è il continuo passaggio fra una rappresentazione numerica degli attivi della banca a quello che è invece un comportamento commerciale che la banca tiene.

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E ti viene in mente un esempio specifico di difficoltà nel dialogo che però poi ha comportato un successo nel capire, intendere la problematica e le metodologie per risolverla? Guarda, un lavoro molto specifico che abbiamo fatto è quello nel momento in cui abbiamo collegato le politiche di erogazione della banca a

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chiari obiettivi di contenimento del rischio in termini di requisiti patrimoniali. Quindi abbiamo costruito in qualche modo tutta una serie di casistiche, di operazioni che potevano essere eseguite con le aziende rappresentando alle nostre unità commerciali e della direzione crediti

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come le diverse forme di finanziamento andavano ad impattare sui requisiti patrimoniali. E in particolare ti viene in mente qualche metodologia qualitativa che dà la possibilità anche di andare oltre i numeri? Io preferisco quando possibile utilizzare i numeri e poi tradurre il risultato in maniera che sia comprensibile, perché su ciò che non è misurabile è sempre difficile prendere delle decisioni.

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Ci sono però degli aspetti che inevitabilmente anche come risk management trattiamo in maniera quali quantitativa e quindi penso a quelli che non sono strettamente rischi finanziari ma ha il rischio IT, cyber security o anche il rischio legale, pensando a un caso tipico Monte dei Paschi in cui la metodologia con cui interagiamo ossia con il business con le figure

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di riferimento che gestiscono quest’operatività che con il consiglio è ovviamente molto più qualitativa piuttosto che numerica. Leonardo, sono molto curioso su come fate a valutare il molto probabile dal poco probabile. Allora, questo è uno degli ambiti che ha trasformato per certi versi il modello di lavoro del risk management. Storicamente il risk management si è sempre occupato di rischi finanziari.

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la consuetudine a lavorare sul rischio di credito, sul rischio di mercato, l’ha portato di fatto a essere competente negli ambiti di applicazione e quindi avere una capacità di valutazione del rischio indipendente. Su altri ambiti, soprattutto quelli più nuovi, invece il risk manager ha meno capacità di portare un valore aggiunto, un giudizio diretto e quindi in realtà si affida al…

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business direttamente. L’obiettivo dall’essere un misuratore di rischio è diventato quello di far ragionare il business in maniera che il business abbia un metodo oggettivo per valutare la rischiosità di quello che sta facendo o il sottostante che sta lavorando. Invece sul rischio di credito gli aspetti qualitativi come fate a valutarli?

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Sul rischio di credito, la valutazione del rischio delle nostre controparti, intanto lo guardo da un punto di vista prudenziale, ha una base che è sicuramente statistica, modellistica, dopodiché abbiamo una componente qualitativa che è gestita da analisti. In particolare, valutiamo con il gestore e con i nostri clienti più ampi un questionario di base in cui andiamo.

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andiamo a investigare elementi che non sono immediatamente desumibili da un bilancio, e quindi ad esempio la struttura di governance delle società dove è presente la composizione del Consiglio e altri elementi sulla politica o sul business plan che vogliono attuare e quali sono i loro programmi in termini di investimento.

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e cerchiamo di fattorizzare questi elementi come correzione in upgrade o in downgrade del rischio che invece viene misurato dai puri modelli finanziari. Qual è l’evoluzione a tuo parere della gestione del rischio bancario negli anni sia nel tuo gruppo che in generale? Che cosa vedi che si è evoluto rispetto agli anni passati?

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Un elemento che è sicuramente cambiato nel modo in cui gestiamo il rischio nasce proprio anche dal cambiamento di approccio che ha avuto il risk management e il ruolo che ha avuto all’interno delle banche. Noi siamo di fatto nati come funzione con l’obiettivo di sfruttare l’opportunità dei modelli interni per ridurre i requisiti patrimoniali e quindi quanto capitale gli azionisti dovevano mettere all’interno.

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Dopodiché si è capito che il tema non è minimizzare il capitale che ci mettiamo, ma valutare il capitale necessario e indirizzare gli investimenti a seconda di quanto rischio richiedono. E fare questo coinvolgendo anche le strutture del Consiglio d’amministrazione, le funzioni di indirizzo. Nel risk management iniziale i due elementi fondanti erano misurazione del rischio, la

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e assegnazione di limiti oltre cui non ci si poteva spingere. Mancava però l’aggancio di questi limiti, dei vincoli posti all’operatività del business a un chiaro indirizzo strategico. Quello che anche la regolamentazione ci ha spinto a fare è quello di costruire un framework decisionale che potesse recepire.

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l’indirizzo del Consiglio di Amministrazione verso un determinato modello di business, verso un determinato appetito a rischio su un ambito oppure un altro e poi da qui ricavare quelli che erano i vincoli o gli spazi più ampi lasciati alle unità di business in maniera che potessero perseguire in maniera naturale gli obiettivi del board non solo in termini

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di redditività ma anche in termini di posizionamento di rischio. Grazie Leonardo. Volevo chiederti qual è a tuo parere il ruolo oggi della tecnologia. Credo ci sia stato un forte aiuto nella gestione del rischio e quali pensi che siano i grandi temi ancora da affrontare? Diciamo che il risk management storicamente è una funzione che rispetto alle altre nelle banche ha sempre dovuto confrontarsi con problemi di…

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analisi di dati, di sviluppo di modelli quantitativi e quindi una certa confidenza con la tecnologia è sempre esistita, quindi ha probabilmente vissuto in maniera meno traumatica l’accelerazione degli ultimi anni. Certo è che comunque alcune tecniche più innovative possono trovare applicazioni nuove anche nell’ambito del risk management.

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penso fra tutti al mondo dei rischi operativi e tornando all’esempio precedente del rischio legale, la categorizzazione delle sentenze è molto più semplice in un momento in cui si possono digitalizzare documenti, sfruttare tecniche di OCR e poi di Natural Language Processing per masticare tutti questi testi

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con una velocità e una capacità di analisi che se svolta in maniera manuale sarebbe molto più lunga. E poi l’innovazione tecnologica ha sicuramente degli impatti molto significativi anche su altri ambiti di applicazione che seguo non direttamente del risk management. Penso per esempio al mondo dell’antiriciclaggio in particolare alla fase di onboarding della clientela dove sfruttare

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le tecniche dei big data, web scraping e così via, può portare a avere tutta una serie di informazioni che altrimenti le banche non avrebbero avuto a disposizione e facilitare quindi anche tutta quella fase di pura compliance che normalmente veniva svolta in contatto diretto con il cliente in maniera molto più veloce e meno invasiva per i nostri clienti e quindi migliorare e generare

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l’esperienza sia del cliente sia dal lato dei nostri colleghi della banca. Grazie Leonardo, stiamo a vedere quali saranno gli sviluppi, siamo tutti molto curiosi e nel frattempo abbiamo anche passato da poco, anzi passato, stiamo ancora passando un periodo piuttosto particolare e quindi ti volevo chiedere come Montepaschi ha reagito alla crisi pandemica?

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Guarda su questo per certi versi la banca mi ha molto stupito perché abbiamo avuto una capacità di reazione soprattutto sull’aspetto operativo nella prima fase diciamo al di là di ogni mia più rosea aspettativa. Devo dire c’è stato un lavoro che a posteriori possiamo giudicare preparatorio della nostra struttura IT che aveva già dotato intorno all’85% dei colleghi di dispositivi mobili, di portatili e cellulari.

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Aabbiamo completato le dotazioni in poche settimane e quindi veramente nell’arco di pochi giorni siamo riusciti a modificare l’operatività della banca dal tutto in ufficio a tutto in remoto senza avere contraccolpi operativi significativi, anche tutta l’infrastruttura della rete virtuale della banca

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È riuscita a tenere in maniera molto consistente il traffico. Quindi devo dire la prima reazione è stata quella di assicurare la continuità operativa, dopodiché via via nel percorso di ritorno alla normalità è quello di comunque assicurare la sicurezza dei clienti e dei colleghi e quindi poi trovare dei modelli di lavoro.

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che permettessero di coniugare nuovamente la vicinanza al cliente con gli standard di sicurezza. Quindi, ad esempio, su tutte le filiali abbiamo adottato un sistema a doppia turnazione dividendo il personale delle filiali in due squadre in maniera da avere una attività rotativa settimana per settimana.

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Leonardo mi hai fatto venire la curiosità del rapporto con i direttori di filiale perché una volta il direttore di banca, il direttore dello sportello, era vista come un’autorità che poteva fare il buono e il cattivo tempo sui clienti oggi nel vostro gruppo qual è il grado di autonomia di un vostro direttore di filiale e se vedi solamente punti a favore da una di una centralizzazione della gestione del rischio oppure credi che

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la componente qualitativa stia ancora molto al territorio e quindi al rapporto personale. Diciamo che qui ci sono state dal mio punto di vista due tendenze concorrenti che andavano in direzione opposta. Sono d’accordo con te che c’è stata tutta una fase in cui via via le autonomie delle filiali sono diminuite e si sono spostate sempre più decisioni nelle direzioni generali delle banche

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e questo per certi versi è stato molto legato al complicarsi del business bancario a volte per necessità a volte semplicemente perché indotto come abbiamo detto prima dalla normativa esterna. Leonardo, normalmente come è il rapporto tra funzione e gestione del rischio e funzione commerciale? Perché mi immagino che la funzione commerciale deve rispettare dei budget,

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fare raccolta, deve fare impieghi, deve essere concorrenziale rispetto ai competitors, quindi mi chiedo voi siete per definizione coloro che un po’ frenano gli entusiasmi della funzione commerciale, com’è il rapporto tra voi? Come funziona? Noi siamo una funzione di controllo, dobbiamo imparare a non dire no perché quello è il modo facile per fare la funzione di controllo.

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ma imparare a dire, d’accordo, se vuoi fare questo tipo di cosa, allora la devi fare in questo modo. Perché poi qualche no ci sta, ma diciamo l’approccio proattivo rispetto a tematiche rischiose diciamo è quello che poi permette anche al business di accettare i no con più semplicità perché ha capito qual è l’approccio con cui viene affrontato il ruolo della funzione di controllo.

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che poi qui Leonardo ritorna il tema che abbiamo già affrontato nelle precedenti interviste della serie dedicata a risk management sulla funzione sempre più strategica della gestione del rischio e credo che questa funzione strategica se sei d’accordo unisca un po’ le visioni tra gestione del rischio e business commerciale. Sei d’accordo su questo?

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Sì, sono d’accordo. Di fatto l’evoluzione del risk management ha portato a un comportamento diciamo che mi viene quasi da dire di sdoppiamento della personalità come funzione perché a ogni livello organizzativo abbiamo sia un ruolo, chiamiamolo di consulenza, sia un ruolo di controllo.

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Molto interessante Leonardo devo dire che credo che la funzione risk management stia avendo sempre più attenzione a 360 gradi anche nelle aziende non bancarie, questo ci fa particolarmente piacere perché insomma è il nostro mondo. Ma volevo chiederti, abbiamo parlato di pandemia e insomma della vostra reazione alla crisi, quali, secondo te, sono i maggiori fattori di rischio al momento? Il fattore di rischio principale continua a restare il rischio di credito in maniera diversa da come lo percepivamo all’inizio della pandemia.

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devo dire, nella prima fase tutte le banche hanno peccato, guardandolo a posteriori probabilmente, di temere troppo sulla tenuta del sistema economico, o quantomeno abbiamo sottovalutato l’impatto che avrebbero avuto i programmi di sostegno statale. Questo perché le misure di sostegno hanno sì da una parte attutito il colpo della crisi.

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Però dall’altra hanno in qualche modo anche offuscato i segnali classici su cui il risk management si basa. Quindi, di fatto, gli andamentali dei rapporti con i clienti non sono più affidabili, perché da una parte le moratorie e dall’altra i programmi di ristoro non fanno capire bene qual è la movimentazione che il cliente sta attuando.

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Non possiamo neppure affidarci ai bilanci, perché i bilanci 2019, che sono quelli che abbiamo in mano ora, sono bilanci di un altro mondo. Non penso che potremo affidarci neanche ai bilanci del 2020, perché non sono rappresentativi di quello che già sta succedendo ora. Quindi, in qualche modo, il rischio di credito resta un’incognita.

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E quindi Leonardo quali sono i temi su cui state lavorando in questi giorni? Hai citato il tema ESG su cui ti chiederei un aggiornamento e poi sarei curioso degli altri che sono sul tavolo in queste settimane. Per quanto riguarda l’ESG, diciamo, tema caldo ma che per certi versi anche all’inizio diciamo con una concentrazione molto focalizzata sul mondo del rischio climatico

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ambientale, quindi sulla E di ESG. L’attività è quella di trovare un modo per rendere questo rischio e le considerazioni di gestione molto quantitative, perché qui più di tutti corriamo il rischio di fare formulazioni molto fumose.

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Di parlare di impatti ambientali, ma solo perché ci concentriamo su ambiti che sono naturalmente visti come mondi legati all’ambiente, come può essere quello dell’agricoltura, mentre invece un percorso vero nel contrasto al cambiamento climatico e nella transizione a un modo diverso di fare business deve essere fondato su…

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dati oggettivi. E quindi in questa fase la concentrazione è proprio sul dire ma cosa dobbiamo andare a osservare per capire se un’azienda è sul corretto percorso di transizione o per individuare cosa l’azienda deve fare per ridurre effettivamente il suo impatto ambientale. Perché questo è il modo in cui poi possiamo effettivamente aiutare.

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come banca il percorso che tutto il paese si è dato nel PNRR. Leonardo, questa credo sia una delle sfide del risk management del prossimo futuro e se sei d’accordo ti chiederei quali altre sfide vedi nel risk management bancario per il prossimo futuro. Una sfida è sicuramente quella di misurarsi con una

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complessità che si sta facendo via via più grande. E questa pressione che sentiamo, e di nuovo nella sua ambivalenza di requisito normativo, ma anche di necessità sentita internamente, di migliorare gli strumenti e la capacità discriminante del risk management.

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è sempre più difficile da raggiungere per le banche di piccola e media dimensione, proprio perché manca la massa critica per affrontare problemi così importanti. Questa è una sfida e se le banche di piccola e media dimensione la vogliono vincere, dal mio punto di vista è proprio quello di aprirsi, non esiste più un mondo di risk management.

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che internamente alla banca fa tutto, ma si deve inevitabilmente aprire alla collaborazione a quelli che vengono chiamati degli ecosistemi per concentrarsi come funzione interna alla banca su tutti quegli ambiti dove effettivamente può portare un valore aggiunto.

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ma non disperdere risorse su attività dove la bassa forza d’urto inevitabilmente porterebbe a un risultato subottimale. Grazie Leonardo, soprattutto per la logica dell’apertura agli ecosistemi e da qui mi viene la domanda se vedi nel fintech quindi tutte le società non bancarie che operano nel mondo finanziario una minaccia oppure un’opportunità.

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Proprio per questo motivo le vedo come un’opportunità, proprio perché possono colmare quei gap oppure portare delle soluzioni a cui le banche non avevano avuto ancora neanche la forza di pensare su quegli ambiti che non sono tipicamente dove la banca porta un valore aggiunto.

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La collaborazione con le Fintech è sicuramente l’ambito di evoluzione del risk management nei prossimi anni, ma penso valga per tutte le funzioni di controllo. Caro Leonardo, siamo proprio agli ultimi sgoccioli, il tempo che abbiamo sta per scadere e il nostro format prevede la possibilità, se vorrai, di dare tre messaggi conclusivi, tre bullet point che…

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ti piacerebbe rimanessero impressi nella memoria dei nostri ascoltatori.
Il primo è qualunque lavoro tecnico vogliate fare, diciamo, tenete sempre a mente una massima di Einstein che diceva tutto deve essere reso il più semplice possibile ma non più semplice di così. E quindi torno al problema iniziale del linguaggio, il tema fondamentale è capire e farsi capire.

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Nel farsi capire però bisogna anche pretendere, diciamo un innalzamento del livello di qualità dei nostri interlocutori e diciamo farci parte attiva nell’innalzamento del loro livello di competenza, perché tutto si può spiegare in maniera semplice ma c’è un livello minimo di complessità che deve essere divulgato necessariamente.

31:32

E l’altro, per certi versi, collegato è non smettete mai di avere sete di imparare, di allargare il vostro campo di conoscenze, perché ha sempre fatto la differenza, ma sempre di più, diciamo, nel mondo moderno, la competenza, le conoscenze e la capacità di metterle in pratica faranno la differenza fra l’uomo e l’algoritmo.

32:02

Caro Leonardo siamo quindi giunti alla conclusione, lo facciamo in tre modi ringraziando in primo luogo gli ascoltatori che possono sempre interagire con noi inviando una mail a segreteria@insidefinance.it
Ricordiamo che inoltreremo le vostre eventuali mail al team di Leonardo che… Leonardo non ti…

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Non ti spaventare, noi garantiamo sempre la lettura ma non la risposta che sarà in funzione degli interessi e delle priorità del momento. Il secondo ringraziamento va a tutti coloro che hanno reso possibile questa intervista e il terzo più importante ringraziamento va a te, Caro Leonardo, per il tempo che ci hai dedicato, la storia e le riflessioni che hai avuto modo di condividere con noi e gli importanti spunti di riflessione anche sul futuro di una carriera.

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così interessante come quella in ambito risk management che sta avendo sempre più un ruolo centrale e strategico.
Intanto grazie a voi invece per l’opportunità devo dire è stata un’ora molto divertente spero si stiano divertendo anche chi ascolta il podcast e una cosa che voglio aggiungere rispetto a quello che diceva Vincenzo è io vi assicuro la risposta quindi se scrivete non vi assicuro solo la lettura ma anche di…

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almeno per quanto mi permette il segreto professionale di rispondere a tutte le vostre curiosità proprio perché so il percorso che ho fatto io in un mondo ignoto e quindi se posso aiutare qualcuno faccio volentieri. Gran bel messaggio finale, grazie Leonardo, grazie a tutti, un saluto e buon lavoro da Vincenzo Marzetti e arrivederci al prossimo episodio.

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